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Rogo a Milano, allarme diossina «Valori alterati ma non pericolosi»

C’era anche diossina che non avrebbe dovuto esserci, ma tracce appena percettibili e lontane dal pericolo, nei fumi caliginosi e acri sviluppati domenica e lunedì dall’incendio di rifiuti accumulati — pare illegalmente, come accade da quando il mercato a valle del riciclo è bloccato — in una fabbrica nel quartiere milanese di Quarto Oggiaro. Valori alterati ma non pericolosi.

Il controllo

Ieri l’Arpa Lombardia, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, ha diffuso i dati raccolti da uno dei due dispositivi messi vicino all’incendio per misurare quali composti inquinanti venissero sviluppati dalle fiamme. Oggi dovrebbero essere disponibili i dati della seconda apparecchiatura di controllo. Odoracci fastidiosissimi per giorni; ma le papille olfattive dei milanesi hanno comunicato la percezione personale del disagio, non la misura certa della scienza. Ecco che cosa è accaduto nei giorni in cui le braci sotto la cenere hanno continuato a fumare. Il primo giorno la nuvola nerissima si è alzata verticale e altissima, dissipandosi in un’area molto dispersa ed estesa. Il secondo giorno si è sviluppata l’inversione termica, fenomeno tipico della stagione fredda, e la cappa d’aria autunnale ha schiacciato a terra il fumo caldo, disturbando i milanesi con l’odore pungente. Poi una brezza leggera è riuscita a dissipare la nuvola.

La diossina e l’aria

Composti chimici? Quello che più spaventa è la diossina, citata anche dall’assessore all’Ambiente del Comune di Milano, Marco Granelli, il quale ha invitato i milanesi dei quartieri più affumicati a non aprire le finestre e non esporsi.
La plastica contiene pochissimo cloro e quindi quando brucia non sviluppa diossina, se non tracce in alcuni casi. L’incendio del giorno successivo a un deposito di carta da macero a Novate Milanese ha dato un contributo di inquinanti.
I dati. La rilevazione ha misurato nel momento più alto la quantità di 0,5 picogrammi di diossine e furani per ogni metro cubo d’aria, oltre la normalità. Non c’è un limite di legge, tuttavia la soglia di pericolosità è l’esposizione a 0,3 picogrammi per un anno. Un picogrammo è pari a 0,000000000001 grammi.
Tutti gli altri composti pericolosi erano sotto la capacità di rilevazione dei dispositivi, tranne benzene e toluene. La combustione turbolenta della plastica ha sviluppato metano e derivati (Freon12 per 120 milligrammi a metro cubo d’aria, Freon21, cloruro di metilene).

L’assessore

I dati sono stati presentati ieri dall’assessore regionale all’Ambiente Raffaele Cattaneo, insieme al vicesindaco di Milano Anna Scavuzzo e all’assessore Granelli.
«Il dato più importante che abbiamo acquisito da Arpa — commenta Cattaneo — è che i primi campionamenti sull’aria ci danno risultati tranquillizzanti». Confrontati con i valori registrati in incendi analoghi, il dato è particolarmente basso. Per esempio nel caso dell’incendio di Bruzzano del 24 luglio 2017 il dato era di 98 picogrammi, nel caso dell’incendio criminale di rifiuti a Corteolona (Pavia) il 3 gennaio era 11,9 picogrammi. «Ci aspettiamo, anche a causa del cambio delle condizioni atmosferiche, che il valore cresca leggermente, restando però largamente sotto i valori», ha aggiunto Cattaneo.

Riciclo paralizzato

Che accade con i rifiuti? Accade che è fermo e senza più sbocchi il mercato finale del riciclo e dei materiali ricuperabili raccolti e separati dai cittadini e dalle imprese. No agli inceneritori, come ha voluto l’altro giorno il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti; no all’uso dei residui di qualità come combustibili per i cementifici al posto di pet-coke, e così via.

Pneumatici all’estero

Un esempio? Proprio ieri il consorzio Ecopneus per la raccolta e il riciclo degli pneumatici usati ha annunciato soddisfatto che quest’anno raggiungerà il record di 11mila tonnellate di gomme raccolte, che però saranno avviati «in larga parte al recupero energetico all’estero» perché l’Italia il riciclo è paralizzato «in una situazione di criticità degli sbocchi a valle».

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