Urbanistica

Draghi: così cambia il Recovery, proroga finanziata in manovra per il Superbonus

Sottolineate le novità del piano: 40 pagine sulle riforme, investimenti green e clausola per occupazione di giovani e donne

di Carmine Fotina e Gianni Trovati

Più riforme, più spinta al Pil e una clausola di spesa per l'occupazione femminile e giovanile. Sono le novità del Pnrr rispetto alla versione del Conte-2 riassunte in un documento preparato da Palazzo Chigi per la riunione del consiglio dei ministri. Riunione arrivata dopo una giornata intera di trattative fra Roma e Bruxelles chiuse da un confronto diretto fra il premier Draghi e la presidente della Commissione Ue Von Der Leyen. Anche se la riunione di sabato sera, aperta dall'annuncio del ministro dell'Economia Franco sul «disco verde» della commissione, come da attese ha visto solo un'informativa sul Piano da 221,5 miliardi, perché l'approvazione arriverà la prossima settimana dopo i passaggi in Parlamento e in Conferenza Unificata. Nella nuova riunione dovrebbe arrivare anche il decreto legge sulla governance del Piano.

In realtà le ultime 48 ore del Pnrr prima del consiglio dei ministri si sono scaldate su un doppio fronte. Quello domestico si è concentrato soprattutto sul super-bonus (oltre che sulle pensioni), e ha visto via via coalizzarsi i partiti della maggioranza nella richiesta della proroga al 2023. Proroga che non entra nel Recovery, dove avrebbe dovuto recuperare oltre 10 miliardi da altri progetti e superare le obiezioni comunitarie, ma che è stata messa nel programma della prossima legge di bilancio. Questo è l'impegno chiesto dai partiti e sottoscritto dal governo, anche nell'ottica di una valutazione d'impatto della misura che potrebbe portare ad aggiustamenti di stime e meccanismi.

Il nodo fisco
Il confronto con la Commissione ha guardato invece all'impianto delle riforme, a partire da quelle di fisco e concorrenza. Sul punto, il governo rivendica di aver tracciato proprio nelle riforme il segno di discontinuità più profonda con gli schemi del governo Conte-2, dedicando oltre 40 pagine a un tema quasi assente nelle prime versioni del Piano. Ma non è ovviamente solo un problema di pagine. A essere sottolineata è l'architettura degli interventi, articolata sui quattro assi delle riforme «orizzontali» (Pa e giustizia) chiamate a migliorare l'ambiente economico del Paese, le riforme «abilitanti» per l'attuazione del Piano (semplificazioni e concorrenza), quelle «settoriali» (per esempio sulle autorizzazioni dei progetti sulle fonti rinnovabili) e quelle «di accompagnamento» (fisco e ammortizzatori sociali).

Il dossier fiscale a quanto si apprende è quello che ha scaldato di più la linea Roma-Bruxelles, per la richiesta Ue di avere impegni più precisi in termini di calendario e governance della riforma. Tra i punti in discussione c'è il ruolo della commissione di esperti indicata dallo stesso premier Draghi nel suo debutto alle Camere, da coordinare però con il tratto di strada già coperto dal Parlamento con l'indagine conoscitiva delle due commissioni Finanze. Nella sua audizione sul Def il ministro dell'Economia Franco ha chiarito che il governo intende utilizzare il lavoro del Parlamento; e a Via XX Settembre si è studiata un'ipotesi che vede la nuova commissione entrare in campo dopo la definizione della legge delega, per seguire la costruzione dei decreti attuativi. Il tutto in un calendario che potrebbe contrarsi un po' rispetto alle prime ipotesi.

Concorrenza e appalti
Sulla concorrenza, le bozze del Pnrr hanno fin qui taciuto sulla direttiva Bolkestein, che vede l'Italia in procedura d'infrazione per le proroghe giudicate illegittime a Bruxelles (vedi le spiagge). E hanno invece parlato di concessioni idroelettriche da riportare allo Stato dopo essere state "regionalizzate" due anni fa e di freno agli affidamenti diretti nei servizi locali. Il silenzio non è piaciuto a Bruxelles. Le parole avrebbero invece irritato a Roma soprattutto la Lega, paladina delle concessioni regionali e da sempre schierata a difesa degli affidamenti locali. Al centro delle discussioni anche gli interventi su appalti e acquisti della Pa e sulla lotta al lavoro sommerso.

Sugli investimenti il governo sottolinea il maggior impatto sul Pil previsto dal Piano (+3,6% nel 2026 contro il +3% della versione Conte), e spiega di aver spinto sulle misure per la transizione ecologica, che valgono il 38% del budget e superano quindi il 37% posto come obiettivo dalla commissione, al contrario di quanto accadeva al 31% della versione Conte. Tra le ultimissime novità c'è anche l'impegno a inserire nei bandi di gara clausole a sostegno dell'occupazione femminile e giovanile, come chiesto dal segretario del Pd Enrico Letta.

I progetti
Il piano conta circa 140 progetti. Per l'industria spicca il rinnovo degli incentivi Transizione 4.0, con circa 18,5 miliardi. Quasi 1 miliardo va alla Space Economy con l'obiettivo di aumentare gli addetti del 20%. Per il turismo intervento da 1,8 miliardi in tre direzioni: credito d'imposta per investimenti nelle strutture di ricettività, compartecipazione a un fondo Bei con prestiti a tasso agevolato e quasi-equity per progetti "green" e digitali, creazione di una sezione speciale turismo all'interno del Fondo di garanzia Pmi.

Sotto la voce cultura c'è tra l'altro 1 miliardo per migliorare l'attrattività dei borghi storici. Per il mercato del lavoro, la bozza prospetta l'introduzione del salario minimo legale per i lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva nazionale. Si preannunciano rifinanziamenti per l'imprenditoria femminile e la definizione di un Sistema nazionale di certificazione della parità di genere (400 milioni) con incentivi alle imprese che adottano policy mirate. Per la giustizia c'è l'assunzione a tempo determinato di circa 1.600 giovani laureati, 750 diplomati specializzati e 3.000 diplomati a supporto degli uffici giudiziari e di 16.500 laureati per lo staff dell'Ufficio del Processo. L'obiettivo è abbattere la durata media dei processi civili di più del 40% e dei processi penali di circa il 10%. Il capitolo Salute promette entro metà del 2026 circa 1.290 case di comunità e 380 ospedali di comunità. Oltre 12 miliardi sono destinati alla trasformazione della ricerca in attività industriale finanziando tra l'altro 9 centri di ricerca nazionale in tecnologie d'avanguardia e 12 "ecosistemi dell'innovazione" per la collaborazione tra università, centri di ricerca, società e istituzioni locali.

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