Appalti

Astaldi: Salini Impregilo vuole commesse di lavori, Ihi il controllo totale del gruppo

di Laura Galvagni

Un numero imprecisato di persone sedute al tavolo per un incontro durato qualche ora durante il quale gli advisor di Astaldi, Vitale &co e Rothschild, hanno provato a fare il punto con i grandi creditori sul progetto di concordato che dovrà essere presentato al Tribunale di Roma entro il 14 febbraio. Due i momenti chiave del summit: la presentazione dell’accordo con Fortress per il finanziamento e la descrizione delle offerte, entrambe non vincolanti, giunte sulla scrivania dei consulenti nelle settimane scorse, ossia la proposta di Salini Impregilo e quella del gruppo giapponese IHI.

Rispetto all’accordo con Fortress, l’intesa è al vaglio del Tribunale, complice anche l’analisi economica sulla convenienza dell’offerta che stanno svolgendo i commissari Stefano Ambrosini, Vincenzo Ioffredi e Francesco Rocchi. L’accordo, in ogni caso, prevede che il fondo di alternative lenders metta subito sul piatto 75 milioni di euro. Altri 125 milioni dovrebbero poi arrivare il prossimo 14 febbraio. Astaldi non ha però l’obbligo di “tirare” anche questa seconda linea. Se nelle prossime settimane dovesse trovare risorse a condizioni più appetibili potrà rivolgersi a terzi. In proposito va ricordato che, secondo quanto ricostruito da Il Sole 24 Ore, Fortress avrebbe chiesto un tasso del 16,1% (16% a due anni), contro il 14,1% per il primo anno (13% a due anni) offerto da Sound Capital. Fortress sarebbe però stato preferito al competitor poiché forte di una presenza consolidata in Italia e con spalle leggermente più larghe. Si vedrà cosa concluderà l’analisi economica dei commissari il cui esito è atteso per le prime settimane di gennaio.

Quanto alle offerte, come detto si sono fatti avanti i giapponesi di IHI e Salini Impregilo. Le due proposte, per quanto al momento poco dettagliate, sono molto differenti. Salini Impregilo, come anticipato da Il Sole 24 Ore l’ottobre scorso, opererebbe in cordata anche con Cdp e punterebbe a rilevare il portafoglio ordini del gruppo di costruzioni. A riguardo non è stato possibile avere indicazioni sul prezzo che sarà certamente materia di trattativa quando nelle prossime settimane verranno presentate le proposte vincolanti. Si ipotizza per metà gennaio.
IHI, invece, ha in mentre tutt’altra strada. In particolare, la manifestazione d’interesse ricalcherebbe lo schema dell’intesa siglata con Astaldi prima della crisi che l’ha portata a chiedere il concordato. Nel dettaglio i giapponesi punterebbero a entrare nella partita attraverso un aumento di capitale. Da capire se in una eventuale good company o se nella realtà esistente.

Sullo sfondo intanto si gioca una partita più ampia, quello di un potenziale intervento di sistema per provare a rimettere in carreggiata l’intero settore costruzioni. Dopo Astaldi, Condotte, Grandi Lavori Fincosit, Mantovani, Trevi e Cmc molti osservatori da tempo auspicano una manovra che vada ben oltre il tamponare le singole emergenze. Il comparto richiederebbe una revisione profonda che permetta di superare il limite dell’eccessiva frammentazione. Ma perché ciò accada servirebbe un interlocutore forte, politico e istituzionale, che spinga le parti a mettersi a un tavolo per definire un progetto di rilancio. Partendo magari dalla realizzazione di una bad company che metta a fattor comune le debolezze del settore, in primis l’elevata leva finanziaria, liberando le potenzialità che ancora oggi può esprimere. Perché ciò avvenga serve un reale stimolo esterno oltre che l’impegno dei grandi creditori.

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