Fisco e contabilità

Pnrr, in ritardo di sei mesi le palestre nelle scuole

La Corte dei conti: programmazione difettosa della misura

di Gianni Trovati

Il treno del Pnrr che dovrebbe moltiplicare palestre e strutture sportive nelle scuole viaggia già con sei mesi di ritardo. E siamo solo all’inizio. Il suo viaggio è stato travolto da una valanga di candidature da parte delle amministrazioni locali, che segnalano più di un problema fin nella fase preliminare dei calcoli sulle risorse da dedicare a questo investimento, il numero 1.3 nella Missione 4, Componente 1 del Piano.

Lo spiega la Corte dei conti nella delibera n. 13/2022 appena depositata dal «collegio del controllo concomitante». Questa forma di controllo, nata con le nuove regole sulla governance del Pnrr, nasce per verificare stato e problemi di attuazione degli interventi in corso d’opera, senza attendere i meccanismi classici delle verifiche a posteriori che sono incompatibili con il serrato cronoprogramma del Piano. Le potenzialità di questa impostazione sono evidenti nella nuova delibera. Che ha il pregio di sollevare il problema mentre la milestone comunitaria, cioè l’aggiudicazione dei contratti di appalto e l’inizio dei lavori entro i primi tre mesi del2024, è ancora lontana; ma le tappe del programma italiano per arrivarci pronti sono a rischio o già superate.

Il Recovery mette a disposizione 300 milioni di euro per costruire o ristrutturare palestre o altre strutture sportive per almeno 230.400 metri quadrati in 400 scuole. Altri 31,78 milioni sono aggiunti con fondi nazionali. L’elaborazione e la pubblicazione della graduatoria dei progetti finanziati erano previste fra il 1° marzo e il 31 maggio, mentre entro il 30 giugno erano attese le convenzioni. Nulla di tutto ciò è ancora successo. Come mai?

Per inquadrare il problema basta guardare al numero delle domande arrivate dai Comuni proprietari delle scuole: sono 2.859 e valgono in totale 2,96 miliardi di euro, cioè quasi 10 volte il plafond disponibile. La sproporzione fra domanda e offerta indica per la Corte «una difettosa programmazione della misura», confermata anche dal fatto che il protagonismo assoluto della scuola primaria (86,4% delle domande) è stata riflessa solo parzialmente dalle previsioni di assegnazione (70% alla primaria e 30% agli altri ordini). Ma soprattutto la montagna delle candidature ha invaso gli uffici del ministero dell’Istruzione allungando i tempi del lavoro istruttorio. Fin qui le due graduatorie (messa in sicurezza e nuova costruzione) sono state approvate solo in via provvisoria, con 171 interventi su 444 (il 38,5%) ammessi con riserva. Ma la strada è ancora lunga anche perché la maggior parte degli interventi ammessi non presenta «nessun livello progettuale» oppure sta muovendo i primi passi del «progetto di fattibilità», mentre i casi allo stadio «definitivo» o «esecutivo» sono mosche bianche. Con questa premessa, per la gran parte dei Comuni attuatori dei progetti ammessi sarà praticamente impossibile rispettare la prima scadenza dello schema di convenzione, che impone l’approvazione del progetto esecutivo entro la fine di quest’anno: come sta accadendo anche per asili nido e scuole dell’infanzia (Sole 24 Ore del 3 novembre), per cause diverse ma con le stesse conseguenze.

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