Appalti

Codice appalti verso il varo ma l'Anac frena su tre nodi

Oggi primo passaggio in Cdm. Fino a 500mila euro lavori affidati senza qualificazione della Pa. Anticorruzione critica sulla riduzione delle sue funzioni di controllo

di Flavia Landolfi

Hanno lavorato fino all'ultimo i tecnici del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture per le limature finali al nuovo Codice degli appalti pubblici che dopo anni di lavoro oggi approda a mezzogiorno sul tavolo del Consiglio dei ministri. Il testo, uscito dalla penna del Consiglio di Stato sotto la guida del presidente Franco Frattini, è stato oggetto di ritocchi fino all'ultimo minuto utile e con i suoi 229 articoli frutto della scrematura massiccia operata sul testo originale ridisegna la sagoma delle procedure di gara delle opere pubbliche in Italia. Esulta il ministro Salvini: «È in dirittura d'arrivo il frutto del lavoro degli uffici del Ministero, un codice snello, efficiente e che nelle nostre intenzioni sarà il miglior rimedio contro la corruzione». Uno snellimento che secondo il ministro produrrà una piccola rivoluzione nel mondo delle procedure di evidenza pubblica. «Saranno ridotti i tempi della burocrazia - ha detto il ministro - e i Comuni potranno mettere a bando direttamente le opere e saranno dimezzate le garanzie richieste alle imprese».

Tra le ultime modifiche c'è infatti l'innalzamento della soglia degli affidamenti diretti per servizi e forniture nonché quella per i lavori da 150mila a 500mila euro. Si prevede cioè una qualificazione obbligatoria delle stazioni appaltanti solo per gli affidamenti di lavori superiori a tale limite. Una deregulation che consentirà alle piccole stazioni appaltanti di gestire in autonomia i lavori che non superino entro queste soglie. Tradotto significa appunto che i Comuni, anche piccoli, potranno spendere in autonomia per realizzare le opere di loro interesse. Una deregulation che però non mette tutti d'accordo e che secondo l'Anac deve essere riconsiderata in alcuni passaggi. E pur precisando di non voler entrare in conflitto con il Governo il presidente Giuseppe Busia avvisa che occorre fare «attenzione dal punto di vista tecnico ad evitare errori che farebbero pagare costi reputazionali all'Italia; quello che noi diciamo è: semplifichiamo bene, garantiamo la realizzazione del Pnrr, garantiamo affidamenti veloci, ma nella trasparenza e nella chiarezza».

L'authority di Palazzo Sciarra si riferisce a tre punti critici del nuovo testo: l'eliminazione della gestione Anac dell'elenco delle stazioni appaltanti che operano mediante affidamenti diretti contenuto nel vecchio articolo 213 (comma 15). Ma anche «la disposizione sul conflitto di interessi ex articolo 16, in cui vengono ridotti i poteri di Anac in materia di controllo», come recita una nota dell'authority e l'assottigliamento delle verifiche sulle Soa previsto dal precedente articolo 84. L'invito è quello di stralciarli dal testo che uscirà da Palazzo Chigi. Insieme a tutta la massa di regolamenti, annessi e linee guida già cancellati dal vecchio Codice e che da oggi finiranno in soffitta.

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