Appalti

Bilancio, 97 miliardi per gli investimenti. Centrale progetti: 400 assunzioni e 100 milioni di spesa l’anno

di Alessandro Arona e Massimo Frontera

La seconda bozza in circolazione della legge Bilancio 2019 (approvata formalmente il 15 ottobre ma non ancora approdata in Parlamento) conferma l’istituzione dei due fondi per gli investimenti pubblici, per le amministrazioni centrali e gli enti territoriali, con risorse (imponenti) pari a 97 miliardi di euro in 15 anni e in particolare 17,8 miliardi per i primi tre anni. L’invio da parte del presidente Conte, nei giorni scorsi, del Dpcm di assegnazione del Fondo Renzi-Gentiloni da 36 miliardi (si veda il servizio)  sembra fra l’altro confermare che si tratta di finanziamenti tutti aggiuntivi.
Confermata in questa bozza anche l’istituzione della centrale pubblica statale per la progettazione di opere pubbliche, con assunzioni ridotte da 500 a 400 e quantificazione (nuova) della spesa annuale prevista in 100 milioni all’anno.
Previste anche mille assunzioni nell’Ispettorato del lavoro e 60 all’Inail per l’attività immobiliare.
Prima modifica anche al Codice appalti. Partiamo proprio da qui.

APPALTI PUBBLICI CON LE «CENTRALI» PROVINCIALI
«L'ambito territoriale di riferimento delle centrali di committenza coincide con il territorio provinciale o metropolitano e i Comuni non capoluogo di provincia ricorrono alla stazione unica appaltante costituita presso le province e le città metropolitane per gli appalti di lavori pubblici». È quello che si legge in una norma comparsa nelle ultime bozze del disegno di legge di Bilancio 2019. La norma è destinata a sostituire la norma del codice dei contratti appalti (articolo 37, comma 5) che prevede l'aggregazione spontanea tra comuni per la centralizzazione degli appalti. Anche se i nuovi ambiti di livello provinciale e metropolitano previsti dalla legge di bilancio resteranno in vigore fino al completamento della qualificazione delle stazioni appaltanti, di fatto le nuove “centrali” di livello provinciale non solo sostituiscono le aggregazioni di comuni ma “sorpassano” anche lo stesso sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti, che - non a caso - rappresentano una incompiuta del codice appalti, essendo finora rimasta inattuata.

FONDO INVESTIMENTI
Forte iniezione di risorse dal Bilancio dello Stato per finanziare gli investimenti pubblici. Nella bozza di Ddl definita lunedì 29 ottobre dal governo è confermata l'istituzione di due nuovi fondi: uno per gli investimenti delle amministrazioni centrali, con dotazione di 50,2 miliardi di euro in 15 anni, e uno per gli enti territoriali, con 47,35 miliardi sempre in 15 anni (in tutto 97,55 mld). Nel 2019 il primo fondo avrà 2,9 miliardi, il secondo 3,0 (in tutto 5,9 miliardi), nel 2020 il primo avrà 3,1 mld e il secondo 3,4 (in tutto 6,5 miliardi), nel 2021 3,4 miliardi per il fondo statale e due per quello locale (in tutto 5,4 mld). Il primo fondo (Ministeri, enti e società pubbliche) è destinato a tutti gli investimenti (non solo infrastrutture ma anche - ad esempio - ricerca, difesa, macchinari per la Pa), quello di Regioni ed enti locali solo infrastrutture (edilizia pubblica, rete viaria, dissesto idrogeologico, prevenzione sismica, beni culturali).
Nei primi tre anni (2019-2021) ci sono dunque in tutto 17,8 miliardi di euro. Al momento, senza specifiche norme di definanziamento, queste risorse sembrano aggiuntive rispetto a quelle del fondo investimenti Renzi-Gentiloni (leggi di Bilancio 2017 e 2018), già in bilancio con 83,6 miliardi in 15 anni, e nel triennio 2019-2021 pari a 5,7 miliardi, e di cui peraltro nei giorni scorsi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato lo schema di Dpcm 2018 da 36 miliardi di euro (in 15 anni) per la prima assegnazione di risorse ai vari macro-capitoli. Per l'assegnazione delle risorse dei due fondi il Ddl di bilancio prevede l'emanazione di decreti del presidente del Consiglio (Dpcm), che nel caso del fondo enti territoriali devono sempre essere preceduti da intesa con Regioni e Comuni in Conferenza Unificata, mentre per i Dpcm del fondo statale l'intesa non serve, e serve invece solo per i decreti attuativi “a valle”, e solo se investono competenze regionali.

MANUTENZIONE STRADE PROVINCIALI
Arrivano alle Province 250 milioni di euro all'anno (per 15 anni) per la manutenzione di strade e scuole. Lo prevede la bozza di Ddl Bilancio 2019 definita il 29 ottobre dal governo, confermando i questo punto i testi della settimana scorsa. Il finanziamento sarà a valere sul neonato Fondo per gli investimenti degli enti territoriali, che gode di una dotazione di 3,1 miliardi di euro medi all'anno (nel 2019 3,0 mld, nel 2020 3,4, nel 2021 2,0 miliardi); dunque una quota di questo fondo è pre-assegnata per legge alle Province. Il contributo annuale, in tutto 3.750 milioni in 15 anni, dovrà servire a finanziare “piani di sicurezza pluriennali” per le manutenzioni (non è specificato se ordinarie o straordinarie, dunque dovrebbero essere entrambe).
Per la manutenzione straordinaria delle strade è attualmente finanziato un fondo Delrio di 300 milioni all'anno dal 2019 al 2022, a cui le nuove risorse dovrebbero aggiungersi.
L'allarme sullo stato precario delle strade provinciali, e sulla mancanza di fondi, era venuto il 3 ottobre scorso dall'Upi: l'Unione Province italiane aveva calcolato che fossero necessari almeno 250 milioni di euro in più all'anno per la manutenzione straordinaria di strade e scuole, e 280 milioni per la manutenzione ordinaria; e oltre a questo circa tre miliardi di euro per le “emergenze” ponti e viadotti, un piano straordinario da finanziare ad hoc, fatto di 730 milioni di euro per 1.918 interventi urgenti in priorità 1, 1,7 miliardi di euro per opere pluriennali di priorità 2 e 3 sulle stesse 5.931 opere monitorate, e infine 566 milioni di euro per rilievi tecnici su infrastrutture non ancora monitorate.

GENOVA, 200 MILIONI ALLE OPERE PORTUALI
Per «contrastare gli effetti negativi, diretti ed indiretti, derivanti dal crollo del ponte Morandi» la legge di Bilancio 2019 (si legge nella bozza definita il 29 ottobre dal Governo) è assegnato all'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale (Genova e Savona) un finanziamento pari a 50 milioni all'anno per i prossimi quattro anni (200 milioni), finalizzato alla «realizzazione di piani di sviluppo portuali, dell'intermodalità e dell'integrazione città-porto», ma anche alla realizzazione di interventi di completamento di opere in corso, di attuazione di accordi di programma e di attuazione di piani di recupero di beni demaniali dismessi.

AL SUD IL 34% DEGLI INVESTIMENTI, ANCHE PER ANAS E RFI
Il governo Conte conferma e rafforza l'obiettivo che sia destinato al Sud almeno il 34% dei finanziamenti ordinari in conto capitale, gli investimenti (al netto di fondi europei e di coesione) delle amministrazioni statali. L'obiettivo (che corrisponde a un dato proporzionale alla quota di popolazione residente al Sud) fu posta dal governo Gentiloni con il decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, ma non attuato. Ora nel ddl di Bilancio 2019 (nella bozza definita oggi) si stabilisce che entro il 28 febbraio di ogni anno le Pa centrali (Ministeri ed enti statali) devono trasmettere ai ministri del Sud e dell'Economia i loro programmi di spesa, ai fini della verifica del rispetto del 34%. Anche i contratti di programma pluriennale tra il ministero delle Infrastrutture e Anas (da una parte) e Rete Ferroviaria italiana (dall'altra) devono essere predisposti per rispettare il 34% (entrambe le società pubbliche hanno già affermato di averlo rispettato con largo margine già negli ultimi programmi approvati, il 45% per Rfi e il 38% per l'Anas), e l'attività di monitoraggio partirà anche dai contratti in corso. In ballo, nella bozza di oggi, l'ipotesi che per il 2019 l'atttività di invio programmi e verifica (per tutte le Pa centrali) parta con scadenza 31 agosto anziché 28 febbraio.

LA CENTRALE DELLA PROGETTAZIONE COSTERÀ 100 MILIONI L'ANNO
Le ultime bozze della legge di Bilancio precisano meglio i contorni della “Centrale per la progettazione delle opere pubbliche”, la cui istituzione è prevista a partire dal primo gennaio 2019. La prima rettifica riguarda il personale, che non sarà più di 500 persone ma scende «un massimo di 400 unità di personale, con prevalenza di personale di profilo tecnico per una percentuale almeno pari al 70 per cento, a livello impiegatizio e quadro nonché con qualifica dirigenziale». L’assunzione è prevista con contratto a tempo indeterminato. La seconda - rilevante - novità sta nel costo della struttura, per la quale, si legge nel testo «è autorizzata la spesa di 100 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2019».
La “Centrale per la progettazione delle opere pubbliche”, sarà incardinata nell’Agenzia del Demanio e potrà svolgere la sua attività per conto di amministrazioni centrali e locali, in base a un’apposita convenzione. Al momento, i compiti della struttura, includono le seguenti quattro attività: «progettazione di opere pubbliche e, quindi, prestazioni relative alla progettazione di fattibilità tecnica ed economica, definitiva ed esecutiva di lavori, collaudo, nonché, ove richiesto, anche direzione dei lavori e incarichi di supporto tecnico-amministrativo alle attività del responsabile del procedimento e del dirigente competente alla programmazione dei lavori pubblici»; «gestione delle procedure di appalto in tema di progettazione per conto della stazione appaltante interessata»; «predisposizione di modelli di progettazione per opere simili o con elevato grado di uniformità e ripetitività»; «valutazione economica e finanziaria del singolo intervento».

ALL’INAIL 60 NUOVE ASSUNZIONI PER ATTIVITÀ IMMOBILIARE
L'Inail è autorizzato «a decorrere dall'anno 2019, ad incrementare la propria dotazione organica di 60 unità». Si legge nelle ultime bozze della legge di bilancio 2019. Lo scopo è duplice: accelerare le attività legate alla valutazione degli investimenti immobiliari dell'Istituto nei settori dell'edilizia sanitaria, scolastica e di “elevata utilità sociale” (tutte attività che l’Istituto ha avviato da tempo me che procedono a fatica); svolgere le procedure legate alla realizzazione dei “federal building”, cioè i nuovi complessi destinati prevalentemente a ospitare funzioni pubbliche. Il reclutamento del personale - prevede sempre la norma contenuta nella bozza del Ddl Bilancio - avverrà sia con concorso sia attraverso mobilità interna.

LAVORO NERO, SANZIONI PIÙ ALTE E MILLE CONTROLLORI IN PIÙ
Viene elevata a 100 euro la sanzione prevista per ciascun lavoratore che venga trovato in una situazione di irregolarità ai sensi di varie norme sul diritto del lavoro (Dl 12/2020, Dlgs 66/2003, Dlgs 276/2003 e Dlgs 136/2016). Lo prevede una misura contenuta nelle ultime bozze della legge di Bilancio. Contestualmente, si prevede che «una somma pari al 15 per cento delle sanzioni amministrative in materia prevenzionistica e delle somme che l'Inl (cioè l’Ispettorato nazionale del lavoro, ndr) ammette a pagare in sede amministrativa» vengano versate allo stesso Ispettorato del lavoro «per finanziare forme indennitarie e di incentivazione per il personale dell'Agenzia». Novità - rilevanti - anche per il personale addetto ai controlli: per contrastare il lavoro sommerso, irregolare e verificare il rispetto delle norme sulla salute nei luoghi di lavoro, l'Ispettorato nazionale del lavoro è autorizzato ad assumere mille nuovi addetti di “Area III”. Le nuove assunzioni sono previste sull'arco del triennio 2019-2021: 300 unità aggiuntive in ciascun anno del biennio 2019-2020 e 400 unità a decorrere dal 2021.

EDILIZIA SANITARIA: LE RISORSE SALGONO DA 24 A 26 MILIARDI
È rideterminato da 24 a 26 miliardi di euro, secondo l'ultima bozza della legge di bilancio, l'importo fissato dall'articolo 20 della legge 67/88 (edilizia sanitaria). Fermo restando - si precisa nel testo - il limite annuo definito in base alle effettive disponibilità di bilancio per la sottoscrizione di accordi di programma e l'assegnazione di risorse agli altri enti del servizio sanitario interessati». L'incremento è destinato in via prioritaria alle Regioni che abbiano esaurito, con la sottoscrizione di accordi, la loro disponibilità a valere sui 24 miliardi di euro. Il Fondo investimenti enti territoriali è ridotto di 50 milioni di euro in ciascuno degli anni 2021 e 2022, di 200 milioni annui per gli anni dal 2023 al 2031 e di 100 milioni di euro nel 2032, con corrispondente aumento delle risorse necessarie ad attuare il programma di edilizia sanitaria.

CEDOLARE SECCA 21% AFFITTI COMMERCIALI FINO A 600 MQ
Cedolare secca per gli affitti commerciali ma fino a 600 metri quadrati, escluse le pertinenze. È la novità dell'ultima bozza della Legge di bilancio attesa mercoledì in Parlamento: «Il canone di locazione relativo ai contratti stipulati nell'anno 2019, aventi ad oggetto unità immobiliari classificate nella categoria catastale C/1, di superficie fino a 600 mq, escluse le pertinenze, e relative pertinenze locate congiuntamente, può, in alternativa rispetto al regime ordinario vigente per la tassazione del reddito fondiario ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, essere assoggettato al regime della cedolare secca con aliquota del 21%». Si applica ai contratti stipulati nel 2019, qualora al 15 ottobre 2018 risulti già in essere un contratto non scaduto tra i medesimi soggetti e per lo stesso immobile, interrotto anticipatamente rispetto alla scadenza naturale.

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