Amministratori

Maggioranza divisa sull'abuso d'ufficio, ecco le proposte dei sindaci

Salvini: «In Cdm a maggio» - Ma è stallo fra abolizione e revisione del reato

di Gianni Trovati

«La revisione dell’abuso d’ufficio arriverà in consiglio dei ministri entro maggio», ha assicurato ieri Matteo Salvini. Ma per centrare l’obiettivo indicato dal leader della Lega la maggioranza deve trovare un’intesa che manca da mesi; e che non si è presentata nemmeno alla riunione convocata ieri dal ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Il bivio resta quello fra l’abolizione tout court di un reato che nel 2021 ha prodotto 5.418 procedimenti e 4.613 archiviazioni, come chiede in particolare Forza Italia, e una sua revisione opzione preferita da Lega e FdI. Dall’opposizione è netto il «no» di M5S («l’abuso d’ufficio non si tocca», mentre nel Pd dopo le divisioni del passato la nuova segreteria non ha ancora espresso una posizione netta sul punto.

I primi interessati al dibattito sono i sindaci. Perché l’abuso d’ufficio è un reato quasi inoffensivo sul piano delle condanne, ma dal punto di vista dell’immagine il danno è pesante anche perché il dibattito pubblico italiano è abituato a interessarsi più delle imputazioni che delle sentenze.

Ancora ieri gli amministratori locali sono tornati in pressing in commissione Giustizia alla Camera. «Oggi siamo sovraesposti», ha spiegato Stefano Locatelli, vicepresidente dell’Anci invocando un intervento per «restituire agibilità, certezza e dignità a un ruolo che negli anni è stato esposto a imputazioni penali troppo spesso infondate». Gli amministratori non hanno anche presentato due proposte fissare confini più certi fra le responsabilità dei sindaci e quelle dei dirigenti e per cancellare la previsione della legge Severino che impone la sospensione dopo una condanna in primo grado nonostante la presunzione costituzionale di non colpevolezza fino alla sentenza definitiva. «Anche i sindaci dicono che l’abuso d’ufficio va abrogato», ha colto la palla al balzo Roberto Pella, che è parlamentare di Fi ma anche vicepresidente vicario dell’Anci.

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