Personale

Università, personale a corto di formazione digitale

L'indagine condotta da Codau e Deloitte sull’analisi dei sistemi di gestione e sviluppo delle risorse umane negli atenei italiani

di Eugenio Bruno

Le università hanno bisogno di potenziare la popolazione manageriale a tutti i livelli. Sia in termini di competenze digital, specialmente in riferimento alla modalità lavorativa ibrida organizzando in modo efficace ed efficiente le attività, distribuendo con coerenza compiti e responsabilità e bilanciando i carichi di lavoro. Sia quanto a competenze soft, sempre più indispensabili per la guida del team nel raggiungimento degli obiettivi, creando coesione e incoraggiando la condivisione di informazioni e conoscenze al suo interno. A sottolinearlo è un’indagine condotta da Codau (il Convegno dei direttori generali delle amministrazioni universitarie, ndr) e Deloitte sull’analisi dei sistemi di gestione e sviluppo delle risorse umane negli atenei italiani, che ha coinvolto 18 istituzioni accademiche: il 22% del sistema universitario, rappresentanti di strutture statali, politecnici, scuole superiori ad ordinamento speciale, incluse grandi realtà come le università di Bologna, Padova e Torino.

Oltre a focalizzarsi sul turnover del personale accademico tornato finalmente in attivo, al gender gap che ancora caratterizza i ruoli dirigenziali e allo smart working che per il 70% degli atenei rappresenta il 60% del tempo di lavoro, il report si concentra sulla diffusione (o meno) di digital e soft skills. Per le prime, emerge una popolazione con un’ottima padronanza degli strumenti di ricerca e un buon livello di presidio delle funzionalità degli strumenti utilizzati quotidianamente, curiosa e con molta voglia di sperimentarsi e potenziare le competenze di utilizzo degli strumenti digitali. Ben presidiata inoltre pare la cybersecurity anche se c’è poca conoscenza sui rimedi in caso di incidenti informatici. Passando ai “contro”, viene dichiarata una certa difficoltà nel collaborare con i colleghi (o gestire i team) con la stessa efficacia da remoto rispetto ai momenti in presenza. E, soprattutto, spicca quel 65% del campione che dichiara di avere la necessità di formazione in ambito digital. Passando alle soft skills, qui viene fuori una popolazione orientata al presidio delle competenze cognitive (connotate da problem solving, pianificazione e organizzazione, decisionalità) mentre l’attitudine manageriale (people & performance) risulta essere la meno padroneggiata.

Nel commentare i risultati il presidente del Codau, Alberto Scuttari, dichiara al Sole 24 Ore del Lunedì: «In generale, osservando le competenze espresse, il report rileva la necessità di un potenziamento delle competenze manageriali e innovative a tutti i livelli, sia in logica digital che di competenze soft. Più preoccupante - aggiunge - è la fotografia retributiva che riporta una immobilità delle retribuzioni per tutte le categorie, compresa quella dirigenziale, che risulta penalizzata sia nei confronti della Pa in generale che rispetto al complessivo mercato del lavoro, in particolare per l’eccessivo appiattimento delle retribuzioni».

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