Amministratori

Roma, «fuori controllo» le società del Comune

La Sezione di controllo per il Lazio della Corte dei conti ha pubblicato il rapporto sulla gestione delle partecipazioni

di Gianni Trovati

Il concordato preventivo riuscirà nell’impresa titanica di riportare in equilibrio l’azienda dei trasporti di Roma? «E chi lo sa?», ha risposto più o meno l’Atac alla domanda della Corte dei conti. L’azienda offre solo due certezze: il rendiconto 2020 sarà schiacciato dall’ennesima perdita «le cui dimensioni - spiegano i magistrati contabili - non sono state indicate», e i fondi compensativi attivati dallo Stato per sostenere il trasporto pubblico nella crisi saranno «insufficienti».

Ma l’Atac, il cui tentativo di risanamento zoppica fra spese di manutenzione rese esorbitanti dall’età media dei mezzi (1.019 autobus su 2.001 arrancano da più di 15 anni fra le buche romane mentre su ferrovia viaggiano ancora 39 tram «Stanga» immatricolati nel 1948), 402 milioni di soccombenze «possibili» o «probabili» in contenzioso, ricche consulenze e perdite di tratte, è solo il più plateale fra i problemi del sistema delle partecipate del Campidoglio. Fiera Roma srl ed Ecomed non approvano i bilanci da tre anni, e devono essere cancellate in base a quanto prevede il decreto Madia del 2016.

Lo stesso decreto vieta di tenere in vita società doppione come quelle che invece a Roma continuano a gestire gli immobili comunali. E più in generale il «controllo analogo» che il Comune dovrebbe esercitare sulle sue società è incerto, al punto che i bilanci continuano a latitare nonostante i solleciti del Campidoglio.  Con tanti saluti alle «razionalizzazionni» e al consolidamento dei conti chiesto dalle leggi.

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