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Ponte crollato, si allungano i tempi dell’inchiesta. Ecco il verbale sull’ok al progetto di Spea

di Maurizio Caprino

L'inchiesta sul crollo del Ponte Morandi (viadotto Polcevera) non è ancora entrata nel vivo. Non solo perché non ci sono ancora indagati e occorreranno ancora diversi giorni per selezionare dalle macerie tutti i materiali rilevanti per le analisi dei periti, ma anche perché bisogna ancora acquisire documenti rilevanti. Vengono però alla luce alcuni dettagli sulla gestione della rete di Autostrade per l'Italia (Aspi) che contribuiscono a definire un contesto. Ieri, dopo alcune anticipazioni di stampa premature, il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, ha tenuto una conferenza stampa soprattutto per ridimensionare le aspettative, ribadire che i pm stanno cercando altri video rispetto a quelli ripresi dalle telecamere Aspi (qualcuno li aveva accusati di non voler andare a fondo) e spiegare che i tempi dell'inchiesta non possono essere rapidi. Cozzi ha citato, per esempio, il fatto che i blocchi di cemento importanti per le indagini sono enormi e vanno frantumati, catalogati e rimossi, operazione che richiede giorni. Per il resto, il procuratore ha evitato quasi ogni commento sulle questioni più calde. A partire dalla bufera sulla commissione ministeriale d'inchiesta, dopo che «L'Espresso» ha pubblicato il voto del Provveditorato alle opere pubbliche di Genova, che dava parere sostanzialmente positivo al progetto di Aspi da 20 milioni per rinforzare quegli stralli che ora sono considerati tra le maggiori probabili cause del crollo. Il documento, che peraltro pare classificare questi lavori come miglioramenti (quindi li fa entrare nel conto dei rincari dei pedaggi da riconoscere annualmente al gestore), è firmato da due tecnici ora entrati nella commissione ministeriale d'inchiesta sull'accaduto: Roberto Ferrazza (presidente) e Antonio Brencich. Di fronte a questi fatti, Cozzi si è limitato a ricordare che il lavoro della commissione va in parallelo con quello dei pm, senza incrociarlo.

Quanto al ministero delle Infrastrutture, il capo dei pm ha chiarito che per pronunciarsi su sue eventuali responsabilità va ancora studiata fondo la normativa. In essa è inclusa la versione integrale della convenzione ministero-Aspi, che dovrebbe essere inviata senza parti secretate. Si iniziano a esaminare altri video ripresi da telecamere private che sono stati trovati, altri se ne cercano. Non sono stati ascoltati testimoni, che Cozzi prevede siano non solo persone presenti in zona al momento del crollo ma anche alcuni tecnici. A una domanda del Sole 24 Ore sul fatto che Aspi abbia o meno inviato personale dalla sede centrale di Roma alla direzione di tronco di Genova per seguire i lavori che erano stati previsti sul viadotto dal bando di gara del 28 aprile, Cozzi ha fatto capire che per ora la questione non è rilevante (teoricamente potrebbe influire nel prosieguo nella valutazione delle responsabilità personali degli imputati). In un passaggio, Cozzi è tornato sul tema della tecnologia, al centro di alcune delle sue ultime dichiarazioni pubbliche, in cui si era soffermato sulla mancanza sul viadotto di un sistema di monitoraggio in tempo reale sulla stabilità della struttura. Venerdì scorso, ilsole24ore.com aveva rivelato che sistemi analoghi sono stati adottati da Aspi di recente, ma solo in via sperimentale su sei cavalcavia tra Emilia, Romagna e Polesine. Nella sua conferenza stampa di sabato, l'amministratore delegato di Aspi, Giovanni Castellucci, aveva replicato che si tratta solo di sistemi per monitorare le strutture quando passano mezzi pesanti in sovraccarico.

L'aumento di peso dei veicoli è ora da molti indicato tra le concause del crollo del viadotto Polcevera. E nella zona di Genova, nonostante l'anzianità delle strutture e la presenza di salite dure, il sovraccarico non pare essere fra le priorità di Aspi. Anche perché non è mai stato installato lo strumento più efficace per bloccare i mezzi che non sono in regola: l'Overload Tutor (si veda la scheda sotto).L'efficacia di questo strumento, dove è stato adottato, è stata comunque compromessa da una gestione non ottimale della strada. Per esempio, la postazione presente sull'Autosole al chilometro 183 (poco prima di Bologna) è stata danneggiata a gennaio 2017 da lavori di asfaltatura. Dopo la riparazione, ha avuto vari malfunzionamenti, fino a diventare inservibile all'inizio di quest'anno, quando il maltempo ha fatto aprire nell'asfalto buche tali da danneggiare alcune centinaia di veicoli. Una storia piccolissima rispetto alla tragedia di Genova. Ma forse contribuisce a farsi un'idea sul mondo delle concessioni.

Il verbale del 1° febbraio del comitato del Mit sull’approvazione del progetto di consolidamento dei piloni crollati a Genova

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