Amministratori

Governo, Regioni e Comuni si preparano ad accogliere almeno 700mila profughi

Già previsto uno stanziamento di 181,6 milioni dal 2022 al 2024 per ampliare i posti di disponibili nei centri di accoglienza straordinaria e comunali

di Eugenio Bruno, Ivan Cimmarusti, Valentina Maglione, Valentina Melis e Bianca Lucia Mazzei

I profughi ucraini in fuga dalla guerra arrivati finora in Italia sono solo l’inizio di un fenomeno che si teme crescerà nelle prossime settimane. L’Italia è il primo Paese europeo, dopo la Polonia, per presenza di cittadini ucraini. Dei circa 800mila residenti nella Ue a 27, 230mila si trovano nel nostro Paese (dati Eurostat). Stimando i familiari che potrebbero raggiungerli, le autorità prevedono almeno 700mila persone in arrivo.

L’Italia si prepara con una strategia dai due filoni: l’accoglienza e l’assistenza sanitaria. E che a monte si fonda sull’attivazione, per la prima volta, del meccanismo previsto dalla direttiva 2001/55/Ce, che permette, in caso di massiccio afflusso di sfollati nei Paesi Ue, di riconoscere in loro favore la protezione temporanea: in settimana è in arrivo il decreto che metterà a terra la direttiva e garantirà ai profughi ucraini di soggiornare regolarmente in Italia, di lavorare, di accedere alla scuola e ai servizi sanitari, e di ricongiungersi ai familiari. I profughi potranno lavorare in Italia con la sola richiesta del permesso di soggiorno presentata in questura. «Data l’eccezionalità della situazione e l’attivazione della direttiva Ue – spiega Stefania Congia, dalla Dg Immigrazione del ministero del Lavoro – abbiamo previsto un accesso assolutamente semplificato all’occupazione, in coordinamento con il ministero dell’Interno».

L’accoglienza per ora avviene prevalentemente presso familiari già in Italia o presso privati italiani. Ma il Governo ha previsto di attivare 5mila nuovi posti nei centri di accoglienza straordinaria (Cas) e 3mila nella rete del sistema di accoglienza e integrazione gestito dagli enti locali (Sai). In più, i 2mila posti che erano stati riservati dalla manovra 2022 ai richiedenti asilo dell’Afghanistan ora si aprono anche agli ucraini. Per finanziare questi nuovi posti è stata disposta una spesa di 181,6 milioni di euro, dal 2022 al 2024 (con il Dl 16/2022, varato il 28 febbraio, insieme allo stato di emergenza legato alla crisi ucraina, che durerà fino al 31 dicembre 2022).

La macchina dell’accoglienza è coordinata dalle Regioni, che hanno istituito task forcededicate, ma vede in prima linea anche i Comuni. «Non si può fare accoglienza senza i Comuni», spiega Matteo Biffoni, delegato dell’Anci per l’immigrazione e sindaco di Prato. «Un tema fondamentale sul quale ci stiamo confrontando con il Governo è la possibilità di riconoscere un aiuto economico alle famiglie che si occupano dell’accoglienza, siano italiane o ucraine, perché questa spesa non ricada sui servizi sociali dei Comuni. L’altro tema è la tutela dei minori non accompagnati, che provengono da orfanotrofi dell’Ucraina o sono mandati all’estero dai genitori. Per loro serve un affiancamento, anche psicologico».

Da Nord a Sud, gli enti si stanno attrezzando per gestire arrivi massicci, cercando alloggi da aggiungere a quelli individuati a livello nazionale. «Nella città metropolitana di Milano – spiega l’assessore comunale al Welfare, Lamberto Bertolè – i residenti ucraini sono 22mila. Stimiamo che possano raddoppiare».

Roma Capitale ha stretto accordi con Federalberghi, che ha messo a disposizione tre strutture ricettive per 160 posti. La Regione Lazio ha individuato 10mila posti letto sul territorio regionale. Ulteriori intese sono state siglate con alberghi, case vacanze e istituti religiosi. Inoltre, è stata pubblicata una brochure informativa (anche in lingua ucraina) in cui sono specificati i riferimenti per ottenere il permesso di soggiorno, fare tamponi e vaccinazioni.

La Campania ha riattivato il Covid residence all’ospedale del Mare (160 posti). L’Asl Napoli 1, invece, ha allestito un hub vaccinale allo spazio congressi Mostra del Mare. L’Umbria punta a utilizzare due Covid hotel e nelle Marche è allo studio un accordo con Federalberghi.

C’è poi il tema dell’assistenza sanitaria: ai profughi sono offerti un primo screening (incluso il tampone Covid), le vaccinazioni (contro il Covid, ma anche quelle pediatriche), insieme a una tessera sanitaria provvisoria. Il Veneto ha attivato 26 centri diffusi sul territorio e nelle principali stazioni per accogliere i profughi con team composti da medici, sanitari, interpreti e psicologi. E alcune Regioni stanno stanziando fondi: la Calabria ha destinato 4 milioni ai Comuni per “rifunzionalizzare” abitazioni per i profughi e 1,2 milioni per le spese di accoglienza.

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