Fisco e contabilità

Fitto: «Sul Pnrr trattiamo con la Ue per usare tutti i fondi»

Oggi il via libera al Senato della riforma della governance Per il ministro le parole d’ordine saranno «serietà e responsabilità»

di Manuela Perrone

All’assemblea del Senato, dove oggi sarà votato in prima lettura il decreto legge Pnrr-3, Raffaele Fitto ha auspicato che le parole d’ordine sul Piano nazionale di ripresa e resilienza siano «serietà e responsabilità». Una mossa che prova a raffreddare in anticipo un dibattito che a breve rischia di arroventarsi. Perché in Parlamento è atteso a stretto giro per l’informativa promessa, perché alle Camere dovrà essere trasmessa la relazione semestrale sul Pnrr e perché, infine, entro giugno al massimo il Governo dovrà varare il provvedimento RepowerEU.

Intervenuto in replica al termine della discussione generale in Aula a Palazzo Madama, il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr è tornato a difendere l’impianto del decreto legge che rivoluziona la governance del Piano e prevede una nuova iniezione di semplificazioni - «L’obiettivo è accelerarne l’attuazione, l’opposto di ciò che ci viene rimproverato» - e a perorare la causa dei «vasi comunicanti», ossia la strategia che il Governo sta portando avanti nel negoziato con Bruxelles per la revisione del Pnrr. Stavolta Fitto ha usato una metafora medica: «Dobbiamo immaginare una terapia utile per dare al Paese una soluzione». La cura “individuata” è la famosa flessibilità: individuare i progetti Pnrr «non realizzabili» entro giugno 2026 e “spostarli” sulla programmazione 2021-2027 della coesione, che dà tempo fino a dicembre 2029 per la rendicontazione. Redigendo nel frattempo il RepowerEU, che conterrà una parte di interventi infrastrutturali («Meloni - ha detto Fitto - ha già incontrato tutti gli stakeholder delle principali aziende di Stato») e una parte di incentivi a imprese e famiglie, e non potrà essere finanziato in deficit. Fitto lo ha citato a sostegno della linea italiana: «È la stessa Commissione europea che ci dice che c’è l’esigenza di modificare il Pnrr perché descrive il percorso del Repower come un capitolo aggiuntivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza». Dettato dall’evento imprevisto: l’invasione russa in Ucraina e la crisi energetica. Ci sono «dati oggettivi», ha ripetuto il ministro, che giustificano la modifica del Pnrr: «In un Piano che ha circa 110 miliardi per opere pubbliche l’aumento dei costi delle materie prime ha certo un impatto».

Argomentazioni che non hanno convinto le opposizioni. Tranne il Terzo polo, che ha riconosciuto la disponibilità del Governo ad accogliere gli emendamenti migliorativi al Dl, Pd e M5S sono andati all’attacco. Tanto che Fitto ha concluso con un monito: «Non vogliamo fare nessuno scaricabarile, però nessuno può, dopo soli 5 mesi, pensare di fare lo scaricabarile su questo Governo. Non sarà consentito, perché sarebbe prima ridicolo e poi paradossale».

Non è passato inosservato l’intervento del leghista Massimo Garavaglia. Non ha proposto di rinunciare ai fondi, come aveva fatto il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, ma ha avvertito: «Le risorse a prestito, 123 miliardi, devi restituirle, con tassi di interesse che prima erano vicini allo zero, ora c’è un bel 3 o 4%. La responsabilità è collettiva: quei 123 miliardi vanno spesi bene, questi investimenti devono essere produttori di Pil».

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