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Capitali 2023, per Bergamo e Brescia la luce della rinascita

Giorgio Gori ed Emilio del Bono, sindaci delle due città, hanno testimoniato ieri una volontà di rinascita proprio attraverso la cultura

di Francesca Barbiero

La cultura come enzima, collante, mastice. Come cura dalla sofferenza e dal dolore della pandemia. Bergamo e Brescia saranno il prossimo anno le due città «illuminate» dalla speranza, Capitali italiane della Cultura. E Giorgio Gori ed Emilio del Bono, sindaci delle due città, hanno testimoniato ieri una volontà di rinascita proprio attraverso la cultura. «La cultura è un enzima, un lievito, un fertilizzante per guardare al futuro con più positività - ha affermato Gori - E questo per due territori vicini ma non particolarmente amici». Per il primo cittadino di Bergamo, l’obiettivo primo per le due città deve essere quello di rafforzare la comunità. «La cultura pone i cittadini a essere più consapevoli del presente ed evitare quello smarrimento e quella fragilità che cambiamenti così repentini possono creare – ha continuato Gori - . Durante la pandemia una cosa è emersa molto chiaramente e cioè è il forte senso di solidarietà. Ciascuno ha provato a fare qualcosa per gli altri. Ed è con questo spirito che guardiamo al traguardo del prossimo anno concentrandoci non solo sul palinsesto del 2023 ma guardando anche oltre».

Emilio Del Bono ha sottolineato come per Brescia l’essere Capitale della Cultura 2023 rappresenti il ribaltamento del luogo comune di come viene percepita in Italia: un territorio in prevalenza manifatturiero, operoso e laborioso. «Bergamo ma soprattutto Brescia, sono città parzialmente sconosciute – ha affermato Del Bono - Lavorando insieme si può dare una luce diversa che alimenti la curiosità». Del Bono ha sottolineato come la cultura sia un grandissimo mastice tra vecchi e nuovi cittadini. «A Brescia - ha detto - un cittadino su quattro è di provenienza straniera e la cultura è un elemento di orgoglio eccezionalmente efficace a creare il senso di comunità. Le foto più belle su Instragram sono fatte da giovani stranieri». Paolo Verri, esperto di sviluppo urbano e grandi eventi, è stato direttore di Matera Capitale Europea della Cultura. « Il 70% delle produzioni culturali - ha detto - avviene da Roma in su. Ho avuto la fortuna dopo Matera di occuparmi di Volterra e Ivrea. La principale legacy è quella di aver fatto sentire tutti, anziani, meno istruiti, parte di una comunità. Quello che faranno Bergamo e Brescia è per l’Italia non per i territori. Siamo quelli che si tuffano in questo grande stagno che è la cultura. Abbiamo un patrimonio culturale sterminato ma la principale infrastruttura sono le persone. Meno mattoni e più neuroni. Le infrastrutture sono importanti ma le persone di più».

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