Imprese

Extracosti, pagati 14 milioni su 607. Salvini: «Non è normale, ora correre»

La denuncia dell'Ance e l'impegno del ministro. Codice appalti. Salvini: «Aperto a modifiche nei prossimi 90 giorni, va ricontrattata con la Ue l'entrata in vigore, far salvi gli appalti 2023»

di Giorgio Santilli

Matteo Salvini fa un bagno di imprenditori all'Ance, partecipa al Consiglio generale dell'associazione dei costruttori e si capisce che c'è feeling a prima vista. Ma sul tavolo ci sono anche pesantissime questioni da cui dipende la vita o la morte di molte imprese e quindi lo scambio fra il vicepresidente del Consiglio e la presidente dei costruttori, Federica Brancaccio, non è privo di tensioni. Tre sono i temi più gravi che solleva Brancaccio. Il primo è che il meccanismo degli extracosti introdotto nel 2022 è stato «un paracadute parziale» ma è scandalosamente lento nell'applicazione: «Dei 607 milioni disponibili con la finestra di agosto - dice Brancaccio - ne sono arrivati alle stazioni appaltanti solo 14 e non sappiamo quanti di questi sono arrivati alle imprese». Il secondo tema - e qui la tensione è altissima dentro l'associazione - è il codice degli appalti. «Abbiamo bisogno - dice Brancaccio - di interlocuzione per modificare cose che proprio non vanno. Il testo va domani in Cdm e non sappiamo se e come cambia. Ma attenzione perché il rischio è di bloccare tutto». Il terzo tema è, ovviamente, il Superbonus che Brancaccio sottopone a Salvini come vicepresidente del consiglio, non essendo una competenza specifica del ministero delle Infrastrutture.

Brancaccio conferma la difficoltà su questo punto perché il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, sembra irremovibile sullo sblocco dei crediti nei cassetti fiscali delle imprese. Previsti incontri anche in queste ore ma intanto il giudizio è tagliente: «Le soluzioni prospettate dal governo - dice la presidente Ance - sono inutili e anche dannose perché aumentano l'indebitamento delle imprese». Salvini non si sottrae a nessun tema. Sui ritardi dei pagamenti ammette di non essere a conoscenza di quei numeri e si indigna. «Non è normale», dice e promette che ora si correrà. «Rivediamoci alla fine dell'anno», dice. Ricorda però che sul tema extracosti nella legge di bilancio è già stata inserita la proroga per il 2023. Ma il tema del giorno è il codice appalti. Salvini conferma che andrà al Cdm oggi per il primo sì. Condivide le preoccupazioni Ance che all'entrata in vigore, prevista dal Pnrr al 31 marzo 2023, il rischio è che si blocchi tutto.

Non è facile, di questi tempi, mettere in discussione scadenze del Pnrr ma il ministro fa capire che l'opzione di un rinvio sarà sul tavolo. «Bisogna trattare con la Ue, salvare almeno gli appalti del 2023». L'obiettivo potrebbe essere approvare il codice e prendersi poi un lungo periodo transitorio prima della piena entrata in vigore. Intanto si discute del testo che va in Cdm. «L'obiettivo - spiega Salvini - è mettervi in mano non la bacchetta magica, però uno strumento operativo, un po' meno arrugginito, un po' meno farraginoso, un po' meno complicato, di quello che ho trovato 54 giorni fa, che avvantaggi imprese e Comuni. A me questo interessa: uno strumento che faccia lavorare voi e faccia stare tranquillo me». E ripropone il confronto con l'Ance subito dopo la prima approvazione in Cdm. Un'altra cosa interessa Salvini e la ripete tre volte: «Per me è un problema che l'80% delle opere le faccia la stessa impresa. Io voglio favorire una maggiore partecipazione delle imprese grandi, medie e piccole». Applausi.

Brancaccio segna due punti del codice che fanno infuriare le imprese. «Grida vendetta la norma che fa scattare l'illecito professionale anche solo per un rinvio a giudizio», dice. Ma il tema caldissimo, anche nei corridoi dell'associazione, è quello della revisione prezzi, l'articolo 60, una battaglia storica dell'Ance che il testo del Consiglio di Stato recepisce, lasciando però al governo il compito di definire i dettagli essenziali. «Ci sono parole offensive nella relazione», va giù durissima Brancaccio. Il riferimento è a quel punto del testo dove sono stati lasciati in bianco due numeri: la cosiddetta alea, cioè la soglia di aumenti dei costi sopra la quale scatta la revisione prezzi; e la percentuale di copertura dell'aumento che si è verificato. In particolare, però, Brancaccio si riferisce alla relazione dove vengono presentate i due estremi della forchetta: alea al 10% e copertura al 50%, come previsti dal vecchio codice, oppure alea al 5% e copertura all'80% previsti dalle norme emergenziali.

Valori - dice la relazione - «più vantaggiosi per le imprese, ma assai più rischiosi per la tenuta complessiva del sistema». L'Ance contesta che la revisione prezzi, più o meno integrale, sia una sorta di regalo alle imprese e ricorda che è invece lo strumento usato in tutta Europa per ridare equilibrio a un contratto il cui equilibrio è saltato per l'aumento dei costi. Salvini ha spiegato che ieri con il preconsiglio e ancora in queste ore si sta lavorando per correggere e migliorare il testo. Il ministro annuncia di aver alzato, su richiesta di Anci, da 150mila a 500mila euro la soglia entro la quale i comuni possono dare lavori in appalto anche senza la qualificazione di stazione appaltante.

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