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A2A al bivio sulla maxi jv con Ardian

Oggi cda della multiutility, possibile esame del dossier - Spunta ipotesi sospensione

di Cheo Condina

A2A è al bivio sulla maxi joint venture per la transizione energetica allo studio con Ardian. L'operazione vale fino a 4,5 miliardi e dopo la firma di un term sheet lo scorso giugno aveva come obiettivo un'intesa vincolante entro fine 2021, termine successivamente spostato al 31 marzo. Nel giro di pochi mesi, tuttavia, complice il conflitto in Ucraina, il contesto geopolitico ed energetico mondiale ha subìto un terremoto che oggi, stando agli esperti del settore, potrebbe indurre sia A2A sia Ardian a valutare scenari alternativi sul dossier. Tra questi ci sarebbero sia l'esclusione degli impianti idroelettrici della multiutility dal riassetto sia la possibile sospensione del percorso di parternship.

Il tema è di estrema delicatezza e da ambo le parti non filtra alcun commento. Tuttavia, come riportato da Radiocor, la scadenza di fine mese (difficilmente prorogabile) rende la questione d'attualità, tanto che il cda di A2A convocato per oggi – con all'ordine del giorno, tra l'altro, bilancio 2021 e dividendo – potrebbe occuparsene. Difficile prevedere se il board arriverà a una decisione sulla joint venture, anche se i tempi sono ormai molto stretti.

In origine, l'intesa prevedeva la creazione di una newco a maggioranza e controllo A2A in cui la multiutility avrebbe conferito asset relativi alla generazione elettrica (cicli combinati a gas, idroelettrico, fotovoltaico ed eolico), alla vendita di elettricità e all'energy management: un pacchetto da circa 3 miliardi di euro. Ardian avrebbe investito fino a 1,5 miliardi cash con l'obiettivo di accelerare lo sviluppo della nuova società focalizzata sulle rinnovabili. Insomma, un mix di asset, competenze e capitali – provenienti da uno dei principali fondi infrastrutturali globali - che avrebbe permesso un'accelerazione sulla transizione energetica.

Una “gamba” di quest'intesa è già stata completata a gennaio, quando Ardian ha ceduto ad A2A impianti green che le hanno permesso di raggiungere i target sulle rinnovabili con due anni di anticipo. Ora, tuttavia, sul resto dell'operazione sarebbero state aperte una serie di riflessioni. Lo scenario energetico è a dir poco fluido e l'assenza di visibilità, anche nel breve termine, non permette di formulare stime e valutazioni di asset. In Italia, per esempio, il Governo ha allertato le grandi utility per riaccendere le centrali a carbone e ad olio combustibile. Quale sarà il ruolo di questi impianti in futuro? E quello delle centrali a gas? E ancora: gli impianti idroelettrici – uno dei fiori all'occhiello di A2A – finiranno davvero a gara a concessione scaduta come previsto dal Ddl concorrenza? Sulle rinnovabili è ipotizzabile un ulteriore intervento per sbloccare i “tappi” della burocrazia? Se a tutto ciò si aggiungono i rialzi record dei prezzi del gas e i timori generalizzati sulla “tenuta” del sistema energetico italiano, il quadro è completo ed emergono le incertezze che, oggi, rendono più ardua e difficilmente praticabile quella che ieri appariva una joint venture con contenuti e prospettive industriali.

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