Personale

Con il rinnovo 120 euro in più in busta paga per i docenti

In vista dell’atto di indirizzo da presentare domani ai sindacati parte la caccia ai fondi

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

A due anni, nove mesi e sei giorni dalla firma del “patto” di Palazzo Chigi il rinnovo contrattuale della scuola torna all’ordine del giorno. Nonostante i due governi e i quattro ministri dell’Istruzione succedutisi nel frattempo l’obiettivo resta lo stesso: garantire agli insegnanti un «aumento a tre cifre» per usare la formula dell’allora premier Giuseppe Conte. L’appuntamento è per domani quando il titolare di viale Trastevere, Patrizio Bianchi, dovrebbe illustrare l’atto di indirizzo del nuovo Ccnl.

Visti i precedenti, il condizionale è d’obbligo. La mossa a sorpresa del governo Draghi sarebbe quella di aggiungere, ex novo con il prossimo scostamento di bilancio, 200 milioni di euro ai fondi già previsti per rinnovare la tornata (peraltro già scaduta) 2019-2021. In virtù delle precedenti manovre ci sono a disposizione per il pubblico impiego 3,7 miliardi di euro che dovrebbero garantire un incremento medio di 107 euro lordi mensili. Per la scuola si tratterebbe di una dote di circa 2 miliardi. A queste risorse la manovra 2022 aggiunge altri 300 milioni, per il 2022 e a regime per i prossimi anni, per valorizzare il lavoro in più fatto dagli insegnanti con particolare riferimento alle funzioni addizionali svolte in questi mesi legate anche all’emergenza sanitaria.

Il nodo stipendi

Il punto su cui tutti concordano è che il rafforzamento della scuola italiana passa anche dall’adeguamento delle retribuzioni dei docenti. Prendiamo l’ultimo rapporto Eurydice sugli stipendi dei professori e dei capi d’istituto nell’Ue. Ebbene, da noi - come in Francia, Portogallo e Malta - la paga d’ingresso di un insegnante oscilla tra i 22 e i 29mila euro annui mentre altrove può arrivare fino a 80mila euro. Se poi aggiungiamo che nell'ultimo quinquennio il potere d’acquisto dei prof è rimasto fermo e che la carriera nella scuola non esiste, al punto che per guadagnare il 50% in più bisogna accumulare 35 anni di servizio, il quadro si chiarisce (o scurisce, a seconda dei punti di vista) ulteriormente. Anche sulla base di questi dati - oltre che sulla differenza di 3.775 euro lordi che separa il comparto istruzione dalle altre funzioni centrali della Pa - i sindacati si sono spinti a chiedere un aumento di circa 300 euro. Se necessario, anche spalmato su due tornate contrattuali come proposto dalla Cisl Scuola.

L’atto d’indirizzo in arrivo

Per ora l’esecutivo sarebbe intenzionato a porre l’asticella decisamente più in basso. Con gli stanziamenti pre-manovra 2022, ai quali però vanno sottratti 5-600 milioni per pagare l’indennità di vacanza contrattuale, per gli insegnanti sarebbero garantiti circa 87 euro di incremento medio lordo mensile, compreso l’elemento perequativo da 11,50 euro medi (risulta coinvolto circa il 40% del personale, soprattutto della scuola visti gli stipendi di partenza piuttosto bassi). Con il rabbocco di risorse in legge di Bilancio 2022 si sale 100-105 euro medi lordi mensili.

Con i 200 milioni in più, una tantum per il solo 2022, la situazione finale sarebbe questa: per il 2022 l’asticella degli aumenti medi mensili lordi salirebbe intorno ai 120-125 euro. Per poi, dal 2023 e a regime, riassestarsi sui 100-105. Una cifra, comunque, più elevata rispetto a quella ottenuta dalla categoria con il precedente Ccnl 2016-2018 firmato da Valeria Fedeli. In quell’occasione l’incremento è stato di 96 euro lordi medi mensili (da 80,40 euro minimi a 110 massimi, in base ad anzianità di servizio e grado di scuola). Chissà se alle sigle sindacali, che in settimana hanno portato a casa anche un allentamento dei paletti sulla mobilità (i prof si possono muovere dopo l’anno di prova - l’attesa è almeno 100mila domande di trasferimento), basteranno.

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