Urbanistica

Bonus edilizi, cessione dei crediti anticipata ma solo a clienti professionali

Resta aperta la questione del frazionamento dei crediti, da cedere solo in blocco

di Giuseppe Latour

Le banche, per liberarsi dei crediti fiscali legati agli interventi edilizi, superbonus in testa, non dovranno più aspettare i tre passaggi previsti finora. Per loro sarà sempre possibile un ulteriore trasferimento che, però, potrà essere rivolto solo a clienti professionali: quindi, ad esempio, altre banche, assicurazioni, fondi pensione e imprese.Dopo che, a inizio settimana, il tema della cessione dei crediti era rimasto in sospeso all'interno della prima versione del decreto Aiuti, il Consiglio dei ministri di ieri ha finalmente trovato una soluzione che ha l'obiettivo di far ripartire il mercato ma che, già in partenza, manca di un tassello.L'intervento del decreto Aiuti cancella, di fatto, la quarta cessione disegnata dalla legge di conversione del decreto Bollette. In quel provvedimento era previsto che le banche, esaurite le precedenti tre cessioni, potessero trasferire i crediti ai propri correntisti. Uno schema da subito giudicato troppo rigido per gli istituti di credito.Il decreto, allora, ricorre alla soluzione della cessione anticipata. Quindi, le banche e le società appartenenti a gruppi bancari potranno sempre (quindi, anche prima del quarto passaggio) effettuare cessioni «a favore dei clienti professionali privati», che abbiano stipulato un contratto di conto corrente con la banca stessa, ovvero con la banca capogruppo, senza facoltà di ulteriore cessione.

Le novità rispetto al passato sono due. La prima, come detto, è la cessione anticipata. La seconda è che ci si potrà rivolgere solo a soggetti qualificati. Tra gli altri: banche, imprese di investimento, istituti finanziari autorizzati o regolamentati, imprese di assicurazione, organismi di investimento collettivo, fondi pensione, agenti di cambio e, soprattutto, imprese che abbiano determinate caratteristiche, come un fatturato netto di almeno 40 milioni di euro.Le banche, allora, potranno utilizzare come valvola di sfogo per questi crediti fiscali, evitando di ingolfare i propri bilanci, soggetti qualificati che potranno acquistarli per i propri F24. Secondo questo schema, la banca trasferisce crediti dal valore nominale di 100 euro a 99 euro, con un guadagno per chi li acquista, ma anche per l'istituto stesso, che li ha pagati di meno, magari 98 euro. Se il decreto introduce per la prima volta una valvola di sfogo attesa, resta aperta la questione del frazionamento dei crediti.

Dal primo maggio scorso è, infatti, in vigore il divieto di cessioni frazionate: i crediti si possono cedere, cioè, soltanto in blocco. In questo modo, però, la cessione ai clienti delle banche viene estremamente depotenziata, perché è possibile comprare solo un bonus per intero, secondo la sua scansione originaria (nel caso di un 110%, quattro o cinque anni). Nel decreto Aiuti non è stata inserita la possibilità di operare una cessione frazionata, almeno per anno, come richiesto e ipotizzato a più riprese. Non è detto, però, che la partita dovrà essere risolta con una modifica normativa. Nei giorni scorsi, il ministro dell'Economia Daniele Franco, nel corso di un Question time alla Camera, ha spiegato che «la normativa vigente già consente, dopo la prima comunicazione di esercizio dell'opzione, di cedere o di compensare le singole annualità di cui il credito si compone anche riferite al singolo beneficiario, purché la singola annualità non venga ulteriormente frazionata in un momento successivo». Sarebbe, allora, sufficiente una conferma di quest'interpretazione da parte delle Entrate per chiudere il cerchio.

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