Urbanistica

Valutazione di impatto ambientale, rimborso del contributo se il parere è in ritardo

Appalti: prorogate al 2023 le deroghe al codice. Le novità del Dl Semplificazioni per il Cdm del 20 maggio

di Giorgio Santilli

Si sblocca uno dei pezzi più importanti del decreto legge semplificazioni per il Recovery che dovrebbe andare in Consiglio dei ministri il 20 maggio: nelle riunioni a Palazzo Chigi di questi giorni è stata sostanzialmente definita la riforma del procedimento di valutazione di impatto ambientale (Via), almeno per come sarà applicato a tutti gli interventi finanziati con il Pnrr e con il fondo complementare. Nascerà una commissione speciale composta di 40 membri, tutti appartenenti alla pubblica amministrazione e con una pregressa esperienza nel campo della Via. Lavorerà a tempo pieno. Una commissione di questo tipo era già stata prevista per il Piano nazionale dell'energia e del clima (Pniec) dal decreto 76 dello scorso anno (Semplificazioni 1), ma non è mai partita per il fatto che era previsto un Dpcm che individuasse quali opere dovessero passare per la commissione speciale. Ora questo adempimento viene eliminato e sarà il decreto legge stesso a definire, ope legis, che passeranno per la fast track tutte le opere del Pnrr. Saranno inoltre ridotti i tempi per arrivare al parere di Via, cercando di adattare i tempi delle norme nazionali a quelli europei.

Questo dovrebbe valere anche per la fase di consultazione preliminare, che dovrebbe scendere da 60 a 30 giorni.Ma nel testo - messo in campo dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e poi discusso con Palazzo Chigi e gli altri ministeri (anzitutto Infrastrutture, Pubblica amministrazione, Cultura) - spuntano sorprese che costituiscono novità davvero importanti: anzitutto la norma che prevede che il proponente sia rimborsato per il 50% del contributo pagato per avviare il procedimento di Via, qualora non siano rispettati i tempi previsti per l'emissione del parere. Il rimborso sarà automatico.Certamente un principio giocato per rendere più efficiente l'amministrazione, ma anche un rimborso significativo. Il contributo è infatti pari allo 0,5 per mille dell'investimento sottoposto a parere e può raggiungere quindi cifre molto elevate.Nel capitolo del decreto legge delle semplificazioni ambientali finiranno anche le altre proposte presentate da Cingolani e anticipate dal Sole 24 Ore il 25 aprile scorso. Nelle riunioni di questi giorni Palazzo Chigi avrebbe anche deciso che il decreto sarà comunque unico.

Un altro pezzo del decreto semplificazioni che procede spedito è la disciplina per gli appalti. Saranno anzitutto prorogate fino a fine 2023 tutte le norme fondamentali del decreto legge 76, che sarebbero scadute a fine 2021: l'appalto integrato su progettazione preliminare, l'innalzamento delle soglie per affidamenti diretti e procedure negoziate, l'esclusione del danno erariale per colpa grave (salvo nei casi di omissione), la limitazione dell'abuso d'ufficio solo se l'azione si attua «in violazione di specifiche regole di condotta stabilite ex lege o da atti aventi forza di legge», la previsione del collegio consultivo tecnico per prevenire il contenzioso nella fase attuativa del contratto, il termine di sei mesi per la stipula del contratto e così via. Ancora in discussione invece la proroga per la sospensione dell'obbligo di fare ricorso alle centrali di committenza per i comuni non capoluogo.Fra le novità su cui si è già trovato un accordo è il passaggio della banca dati sui contratti dal Mims all'Anac, con l'obiettivo di semplificare le procedure di qualificazione.La partita più complessa del decreto resta il Superbonus su cui ancora una soluzione condivisa non è stata trovata. Palazzo Chigi vuole semplificare drasticamente, come ha annunciato il premier Mario Draghi. Il problema è come superare la trappola della «doppia conformità» (o accertamento dello stato legittimo dell'immobile) che si applica agli interventi finanziati con il 110% e che è la vera causa del rallentamento. Questo accertamento non si applica agli stessi interventi (in molti casi di edilizia libera) se non fanno ricorso all'incentivo. Su una posizione tranchante si ritrovano anche i ministeri della Pubblica amministrazione e delle Infrastrutture che vorrebbero estendere al Superbonus il regime semplificato della comunicazione di inizio lavori asseverata (Cila). Ancora una volta l'obiezione arriva dal Mite, preoccupato di frenare gli interventi su edifici viziati da abusi. Si ragiona su vari piani: limitare la porzione di immobile oggetto dell'accertamento; estendere la fascia di tolleranza per irregolarità lievi (oggi il 2%); consentire il 110% a chi ha presentato domanda di condono (ma il beneficio va restituito se il condono non va in porto). Alla fine il governo dovrà decidere se vuole efficientare gli immobili (anche quelli viziati da abusi entro certi limiti) o se preferisce avviare una campagna di regolarizzazioni degli abusi rinviando l'efficienza energetica a un secondo tempo.

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