Amministratori

I governatori al Meeting di Rimini: correzioni limitate, ora i fondi Ue

Prevale in tutti la necessità di mettere a terra le risorse e realizzare i progetti

di Giorgio Santilli

Non ci sono i litigi urlati della campagna elettorale quando al Meeting di Rimini prendono la parola i Governatori per parlare di Pnrr. Nessun dubbio sul fatto che il Piano da 191,6 miliardi finanziato dall’Unione europea sia una «occasione unica» per il salto di qualità del Paese e che l’impegno di tutti, senza distinzioni di colore politico, debba essere «scaricarlo a terra» il più in fretta possibile, qualunque sia il responso delle urne e il governo che verrà.

In fila sul palco della kermesse di Cl ci sono il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, quello della Lombardia, Attilio Fontana, il toscano Eugenio Giani, il marchigiano Francesco Acquaroli, la presidente dell’Umbria, Donatella Tesei, il presidente della Liguria, Giovanni Toti, e il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. Governatori di centrodestra e centrosinistra si confrontano con pragmatismo, indicando una via comune fatta di attenzione ai bisogni della comunità e del territorio, primo tassello per la rinascita della nazione. Tra le priorità citate la riforma del sistema sanitario, le infrastrutture da realizzare rapidamente, la necessità di coinvolgere territori e comuni, anche spendendosi in prima persona per superare ostacoli, difficoltà, veti. E per tutti l’assillo della mancanza del personale necessario per far marciare Piano e riforme a regime (anche qui la sanità).

Tutti notano come la massa di risorse straordinarie messe a disposizione da Bruxelles sia infinitamente maggiore delle disponibilità date dai bilanci ordinari. E la consapevolezza che non si può fallire.

Anche quando la discussione va sul tema caldo della camapagna elettorale - modificare o non modificare il Pnrr per adattrlo al disegno dei partiti che usciranno vincitori dalle urne - la prudenza prevale. E la risposta è unanime: correzioni dove serviranno ma soprattutto utilizzare la programmazione integrativa dei fondi Ue 2021-2027 per realizzare quello che non c’è nel Pnrr.

Si sente - e qualcuno lo dice - che è stato fatto un lavoro importante con il governo per realizzare una programmazione che punti sul Pnrr e assorba risorse aggiuntive per completarla. Qui nessuno ha voglia di ridiscutere tutto o di ricominciare da zero. Andare avanti, piuttosto. E la notizia che danno Fontana e Tesei della recente approvazione di Bruxelles ai loro programmi per l’utilizzo dei fondi Ue va in questa direzione conrcreta.

Tutti vedono ovviamente - come dice Tesei - «i fattori che stanno cambiando le priorità, energia, inflazione, problemi per le materie prime e costi conseguenti». Ma il linguaggio è misurato. Fontana chiede «se c’è disponibilità da parte Ue a prendere in considerazione alcune modifiche al Pnrr». Acquaroli che il Pnrr sia «riequilibrato al momento che viviamo». Fugatti invita «a calarlo nella realtà con problematiche reali attraverso un giusto mix tra ideale e praticità delle cose». Per Bonaccini «qualche modifica probabilmente va fatta ma attenti a non cambiare in corsa e a rimanere vittime di noi stessi». Per Giani resta «volano di sviluppo per affrontare la ripresa di fronte agli aumenti dei costi di materie prime ed energia». Toti richiama la variabile tempo: «se ci si mette troppo le infrastrutture potrebbero risultare inutili»

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©