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Dipiazza: «Trieste, città dormitorio trasformata dal turismo»

di Mauro Pizzin

Non nasconde «un attimo di emozione per il primato di Trieste nella qualità della vita, che fa il paio con le vittorie ottenute nel 2005 e 2009, sempre con lui primo cittadino. Il sindaco Roberto Dipiazza, al quarto mandato, forse non avrebbe mai messo in conto di ottenere un risultato simile nel capoluogo giuliano, lui friulano di Aiello nell’Italia dei campanili. «A incidere su questi risultati - spiega - è stata la continuità, grazie a cui una città dormitorio è stata trasformata in una città turistica».

Classifica alla mano, Trieste sembra attenta al welfare ma con uno sguardo proiettato al futuro. I dati la stupiscono?

Direi di no. Sulla spesa sociale, in particolare, negli ultimi cinque anni sono stati spesi 700 milioni, un terzo del bilancio municipale.

Il secondo posto nella registrazione di nuove imprese o il quinto nella presenza di start up innovative disegnano una situazione dinamica anche dal punto di vista economico. È così?

Sì, ed è destinata a crescere grazie alla leva degli investimenti. Sul tavolo ci sono 133 milioni di cui dispone il Comune, di cui 40 dal Pnrr, più qualcosa come 416 milioni messi a disposizione dal Piano di ripresa e resilienza per lo scalo marittimo. Ma penso anche a investimenti privati come i 500 milioni della Bat per il nuovo hub triestino, segno di un città che attira le imprese.

A proposito del Porto nuovo, asset strategico assieme al turismo, ritiene sia importante il riconoscimento Ue della sua extradoganalità?

Sì, tanto da avere inserito nel mio programma elettorale l’impegno di fare pressione sul Governo per il suo ottenimento. La possibilità di portare attività di produzione all’interno del Porto franco, per poi vendere in tutta Europa la merce senza pagare imposte o dazi potrebbe costituire anche un formidabile volano occupazionale.

La provincia occupa le posizione di coda per l’età elevata della popolazione. La preoccupa?

No, sono ottimista. Come è già successo ai tempi di Maria Teresa d’Austria, creando grandi opportunità di lavoro nello scalo marittimo o in aree come il Porto vecchio ritengo che ci sarà un ricambio generazionale naturale grazie all’arrivo di gente da fuori.

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