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Opzione donna, platea ridotta - Pensioni minime aumentate

L’indicizzazione sale all’85% tra quattro e cinque volte il minimo, si riduce per gli assegni più elevati. Limitazioni per le uscite delle lavoratrici, arriva la variabile figli. Proroga per l’Ape sociale

di Marco Rogari

La platea potenziale di Opzione donna si riduce a 2.900 lavoratrici. Una restrizione dovuta alla nuova fisionomia di questa misura tratteggiata dal testo della manovra che è approdato in Aula a Montecitorio e che include anche la cosiddetta «variabile figli». L’ultima maratona notturna in commissione Bilancio non ha prodotto altri stravolgimenti del capitolo previdenza. Disco verde all’ulteriore aumento delle minime a 600 euro per gli “over 75” e, soprattutto, alla revisione in corsa del nuovo meccanismo di rivalutazione degli assegni pensionistici a sei fasce. Con il leggero allentamento della stretta sull’indicizzazione per i trattamenti compresi tra le quattro e le cinque volte il minimo Inps (da 2.100 a 2.626 euro lordi al mese), salendo nell’adeguamento all’85% dal previsto 80%, e il rafforzamento delle progressive “penalizzazioni” per le pensioni con importi superiori. Il provvedimento. a meno di ripensamenti in extremis, a questo punto può essere considerato definitivo, visto che l’Aula di Montecitorio voterà la fiducia sul maxiemendamento del governo in cui saranno assorbiti tutti i ritocchi approvati in commissione. E che anche il Senato sarà poi chiamato a rispettare la “blindatura” sullo stesso testo.

Le limitazioni a Opzione donna

Alla fine, Opzione donna è rimasta nella versione decisa dal governo al momento del varo del Ddl di bilancio, che limita in modo significativo il raggio d’azione di questa misura. La ristrettezza delle risorse a disposizione per i correttivi e la scarsa propensione del Mef a fare marce indietro, hanno reso vano il pressing delle opposizioni, che speravano in una proroga dell’attuale schema lasciandone inalterati i requisiti. Che non sarebbe dispiaciuta anche al ministro del Lavoro, Marina Calderone. Il testo, di fatto definitivo, che è approdato in Aula alla Camera prolunga di un anno il canale di uscita anticipata, con il ricalcolo contributivo dell’assegno, solo per le lavoratrici “licenziate”, le “caregiver” e le invalide civili fissando la soglia anagrafica, nel mix con i 35 anni di versamenti, a 60 anni. Questo limite può scendere di un anno per le lavoratrici con un figlio (pensionamento a 59 anni) e di due con almeno due figli (uscita a 58 anni). La stretta imposta dall’esecutivo riduce la platea potenziale a non più di 2.900 lavoratrici per un costo di 20,8 milioni contro i 110 milioni della proroga “secca” decisa lo scorso anno dal governo Draghi lasciando la pensione accessibile con 58 anni d’età (59 per le “autonome”) e 35 di contributi.

I ritocchi alle rivalutazioni

Rispetto al testo di partenza, a cambiare è il nuovo meccanismo di rivalutazione degli assegni. Con un emendamento approvato in commissione viene confermata la perequazione piena (100%) per i trattamenti fino a 4 volte il minimo (2.100 euro lordi al mese) ma viene anche addolcito il taglio su quelli fino a 5 volte il minimo (2.626 euro), con l’indicizzazione che sale all’85% dall’80% previsto in origine. Ma per evitare ulteriori costi, è anche stata rafforzata la stretta sulle pensioni con importi superiori. Con la perequazione che passa dal 55% al 53% per i trattamenti tra 5 e 6 volte il minimo (3.150 euro mensili); da 50% a 47% tra 6 e 8 volte il minimo (4.200 euro); da 40% a 37% tra 8 e 10 volte il minimo (5.250 euro) e da 35% a 32% negli assegni oltre quest’ultima soglia.

Salgono le minime

Sempre con i ritocchi alla manovra, le “minime” (525,38 euro) degli “over 75” salgono nel 2023 a circa 600 euro al mese. Tutte le altre il prossimo anno lieviteranno a circa 570 euro grazie a una rivalutazione maggiorata.

Ape sociale e nuova Quota

Non è stata invece introdotta alcuna variazione la nuova Quota 103 (uscite con 62 anni e 41 di versamenti), che prende il posto di Quota 102, così come per la riedizione del bonus Maroni per rinviare il pensionamento e anticipato e per l’Ape sociale. Che è prolungata di un anno con gli attuali requisiti.

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