Personale

L’assenza post vaccino taglia le indennità in busta paga

I primi dieci giorni lontano dal lavoro azzerano le voci aggiuntive allo stipendio base

di Gianni Trovati

In più di una Pa sta emergendo il problema dei «postumi da vaccino». Non si tratta ovviamente dei danni collaterali paventati dai No Vax, ma dei malesseri ordinari che però spesso producono assenze nei giorni successivi all’iniezione. Queste assenze, spiegava un parere della Funzione pubblica dell’8 giugno scorso, con l’eccezione della scuola tutelata dall’articolo 31 del primo decreto Sostegni (Dl 41/2021), sono soggette alle regole normali del pubblico impiego. Che nei primi dieci giorni lontano dal lavoro azzerano le voci aggiuntive allo stipendio base.

Ma l’indicazione sembra passata inosservata in molti uffici. Che hanno evitato di far attingere ai permessi personali per andare a vaccinarsi e non sono intervenuti sulla busta paga per le assenze successive. La regola, scritta all’articolo 71 del Dl 112/2008, è nata in tutt’altro contesto, in una delle tante offensive «anti-assenteismo». Ma cambia connotazione nei giorni in cui si spinge sull’obbligo vaccinale per il lavoro. Oltre a imporre alle Pa di recuperare le somme erogate in più. Ipotesi irricevibile per i sindacati. «Non è accettabile che quello che diventa surrettiziamente un vero obbligo vaccinale non sia tutelato in tutte le sue fasi», sostiene il segretario della Flp Marco Carlomagno che ha scritto al premier Draghi e ai ministri chiedendo di affrontare subito la questione.

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