Fisco e contabilità

Preventivi 2023 bloccati da inflazione e 210 milioni di nuovi «tagli-ombra»

A 15 giorni dal primo termine per i bilanci in giunta è buio sui numeri chiave

di Elena Brunetto e Patrizia Ruffini

Aiuti per il caro bollette e caro materiali, abolizione dei tagli dei trasferimenti, rifinanziamento del fondo Imu-Tasi e sostegni sul debito.

Sono queste le richieste di Anci al nuovo Governo, con un’urgenza accelerata dall’esigenza di portare avanti i progetti Pnrr. In assenza di proroghe, entro il 15 novembre la Giunta dovrebbe presentare, al consiglio lo schema di preventivo 2023/25 e il Dup (o la nota di aggiornamento), secondo quanto stabilito dal regolamento di contabilità, per poi depositarlo per l’approvazione del Consiglio entro fine anno, previa acquisizione del parere dei revisori.

A due settimane dalla scadenza, gli enti locali sono bloccati nella programmazione delle spese 2023 dall’inflazione e dall’aumento delle spese per interessi sui mutui dopo il rialzo dei tassi. Non vanno poi sottovalutati gli effetti degli aumenti contrattuali, a regime da dicembre 2022, dopo il rinnovo del contratto delle Funzioni locali 2019/2021 che dovrebbe entrare in vigore nelle prossime settimane. Essendo il triennio già scaduto, gli enti devono prevedere ulteriori risorse per il futuro rinnovo del 2022/2024.

Sul fronte delle entrate, in gioco ci sono i nuovi tagli previsti a legislazione vigente dal 2023.

Un primo punto riguarda la «spending review informatica», per il triennio 2023-2025, di 100 milioni per i Comuni e 50 milioni per Città metropolitane e Province (comma 850 della legge 178/ 2020).

Un ulteriore calo di trasferimenti colpisce i 1.800 Comuni danneggiati dalla perdita di gettito a seguito dell’istituzione della Tasi nel 2014. La misura compensativa, concessa a con il fondo Imu-Tasi, dal prossimo anno vedrà il venir meno dello stanziamento di 110 milioni (comma 554 della legge 160/2019). Cesserà poi il trasferimento di parte corrente di 50 milioni una tantum per il 2022 (comma 581 della legge 234/2021), a favore di un migliaio di piccoli Comuni di aree svantaggiate.

I trasferimenti erariali 2023 partono, dunque, con un minor importo di 210 milioni, che non potranno essere compensati dall’incremento dei tre fondi previsti per spesa sociale, asili nido e trasporto degli alunni disabili, non utilizzabili per gli equilibri correnti perché vincolati agli obiettivi specifici.

Per gli enti più grandi e indebitati è da segnalare anche la mancata previsione, dal 2023, del contributo relativo al Fondo sul debito previsto dall’articolo 38, commi 1-septies e 1-decies, Dl 34/2019. Il contributo è infatti limitato al 2020/2022.

Sono poi da considerare gli effetti della sentenza 209/2022 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittima la normativa sui limiti all’esenzione delle abitazioni utilizzate come «principali» dai coniugi non conviventi. Finora, l’applicazione prevalente riconosceva una sola abitazione principale per ciascun nucleo familiare.

Dovranno essere affrontati anche i temi degli enti in disavanzo e della riscossione, due sfide improcrastinabili per riportare la finanza locale in equilibrio. In particolare rilevano gli effetti della sentenza 80/2021 della Consulta sulla contabilizzazione del disavanzo da Fal e l’impatto degli accantonamenti al Fcde.

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