Urbanistica

Fotovoltaico con superbonus, il Gse deve pagare l'energia ceduta perché non consumata

La domanda del lettore e la risposta dell'esperto

di Pierpaolo Masciocchi

La domanda del lettore: In una villetta unifamiliare sono stati quasi completati i lavori previsti nell'ambito del superbonus, compresa l'installazione di un impianto fotovoltaico. Al momento dell'avvio della pratica, quasi un anno fa, si è sottoscritto un documento in base al quale l'energia prodotta e non consumata verrà ceduta gratuitamente al Gse (Gestore dei servizi energetici). Ora, dopo avere connesso l'impianto alla rete, i tecnici sostengono che l'energia ceduta verrà comunque pagata dal Gse perché non è ammessa la cessione a titolo gratuito. Chi ha ragione?

La risposta dell'esperto: Chi realizza un impianto fotovoltaico mediante il bonus al110 per cento è obbligato a sottoscrivere un contratto di ritiro dedicato con il Gse, in virtù del quale quest'ultimo corrisponde al proprietario un determinato prezzo per ogni kWh immesso in rete. Il ritiro dedicato è, quindi, una vera e propria compravendita di energia elettrica, e non risulta che possa avvenire a titolo gratuito. L'energia immessa in rete dall'impianto fotovoltaico, infatti, verrà retribuita dal Gse sulla base di tariffe, pubblicate ogni anno dall'Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) sul proprio sito ufficiale, i cui valori oscillano in funzione del mercato della Borsa elettrica. Generalmente, il contratto con il Gse prevede una durata iniziale di cinque anni, al termine dei quali avverrà un rinnovo tacito a cadenza annuale. Tale contratto risulta, al momento, l'unica possibilità di compensazione dell'energia elettrica prodotta in eccesso dagli impianti fotovoltaici.

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