Fisco e contabilità

A Lecce riequilibrio finanziario senza fondo di rotazione, ma la giunta cade

di Vincenzo Rutigliano

Procedura di riequilibrio finanziario senza accesso al fondo di rotazione per il Comune di Lecce. È l’ultimo atto approvato dal consiglio del capoluogo salentino, grazie all'astensione di 16 componenti di centro destra poi dimessisi, al pari del Sindaco di centrosinistra, Carlo Salvemini, che porta a elezioni anticipate alla prossima primavera.

Il piano
La decisione del consiglio di approvare il piano di riequilibrio, stabilendone la durata in 15 anni fino al 2033, è in linea con quella precedente del 24 settembre - quando fu varata l’adesione alla procedura - ma con accesso al fondo di rotazione.
Questa volta, invece, il consiglio, alla luce delle novità previste dalla legge di bilancio 2019 – limite massimo delle anticipazioni di tesoreria portato da 3 a 4 dodicesimi sino al 31 dicembre 2019 e nuova anticipazione di liquidità per il pagamento di debiti certi, liquidi ed esigibili maturati a tutto il 31 dicembre 2018 - ha deciso di percorrere sì la strada del riequilibrio, ma senza accesso al fondo di rotazione per «gli esiti tuttora incerti - si legge nella delibera consiliare – con riguardo alla concessione di liquidità, sia in termini di tempi, sia sull'ammontare della stessa», fondo «non confortato da disponibilità e tempi di erogazione certi e/o preventivabili».
Da qui la scelta di riequilibrare in 15 anni, gradualmente, il disavanzo/passività pari a 66,7 milioni di euro (31,3 di nuovo disavanzo stimato, 1,8 i debiti fuori bilancio, 1,5 le passività pregresse e 32 milioni l’anticipazione di tesoreria non rimborsata stimata) anziché in 26 anni, come inizialmente previsto in una delibera consiliare del 14 settembre scorso che preconizzava tale durata come esito di uno strumento straordinario, inserito in una proposta di emendamento al decreto milleproroghe, in quel momento in corso di conversione, emendamento però non approvato.

Difficoltà legate alla ricossione delle entate
La delibera consiliare, munita della formula della immediata esecutività, è in corso di trasmissione alla Corte dei conti e al ministero dell’Interno. Anche per il comune di Lecce l'adesione alla procedura era - ed è - legata alla difficoltà di riscuotere le entrate, comunque esigibili, e alla necessità di un congruo accantonamento per il rischio del loro mancato incasso al fondo crediti di dubbia esigibilità (Fcde), con il risultato di dover adottare provvedimenti utili per aumentare la velocità di riscossione e diminuire la spesa per assicurare la congruità dell'accantonamento allo stesso fondo.
Per questo, ai fini del recupero, il piano prevede un aumento dell'addizionale Irpef dello 0,1% (in sostanza al massimo), della Tosap temporanea, l'applicazione del regolamento sui passi carrai (anch’essi da pagare) e poi il contrasto all'evasione fiscale (Tares, Tari, Imu, Tasi e imposta di soggiorno).
Sul fronte della riduzione della spesa, invece, si procederà con pensionamenti del personale comunale, con l'internalizzazione del servizio tributi, la riduzione delle spese istituzionali, del costo Lupiae e dei fitti passivi.

Amministrazione Salvemini al capolinea
Con la delibera si chiude anche l'esperienza amministrativa molto breve di Carlo Salvemini, Sindaco di centro sinistra «anatra zoppa» perché la maggioranza in consiglio è di centrodestra, per effetto di una decisione del Consiglio di Stato. Salvemini ha governato la città per una manciata di mesi, dopo gli 8 anni di Paolo Perrone (centro destra), grazie all'appoggio esterno di 3 consiglieri dell'opposizione. A fine anno il consiglio aveva garantito la continuità aziendale alla Lupiae servizi, società partecipata, deliberando l'affidamento di servizi di interesse generale per 8,36 milioni annui, nonché l'autoproduzione di beni o servizi strumentali all'ente, per 5 anni.

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