Il CommentoUrbanistica

Abusivismo edilizio, tra mancate demolizioni e 4 milioni di condoni irrisolti

Sono pochi quelli che vogliono costruire una rigorosa politica antiabusivismo

di Giorgio Santilli

Magari quello di ieri in Conferenza unificata è stato solo un rinvio tecnico, chiesto dalle Regioni per un'ulteriore riflessione sull'anagrafe dell'abusivismo edilizio, riproposta dal ministero delle Infrastrutture, in attuazione di una norma della legge di bilancio per il 2018. C'è da auspicarlo. Eppure il sospetto, legittimo, è che in questi quattro anni non si sia fatto nulla perché pochi sono quelli che vogliono costruire una rigorosa politica antiabusivismo (il ministro Giovannini si è iscritto a questo partito minoritario). Mentre molti sono quelli che frenano per timore di scatenare nuovi conflitti istituzionali oppure perché, pur volendo combattere l'abusivismo e sistemare i danni del passato, si lasciano spaventare da una storia orrenda di insuccessi, resistenze, connivenze, incapacità tecniche e politiche.

È la storia dell'abusivismo che a lungo si è fatto finta di non vedere e che si è poi tentato di sanare con tre condoni, il primo del governo Craxi nel 1985 e poi i due del governo Berlusconi nel 1994 e nel 2003. Giovannini non è di certo così ingenuo da pensare che questa banca dati sia facile da costruire o sia la bacchetta magica. Le guerre tra soggetti istituzionali che si scatenano quando c'è da buttare giù anche una sola costruzione abusiva sono lì a ricordarlo. E anche i cavilli e le motivazioni oscure - politiche, sociali, giuridiche, economiche, procedurali - per non procedere. Il dato più eclatante per descrivere la giungla di resistenze e omissioni è il numero di domande di condono in attesa di essere definite: nel 2019 un rapporto del centro studi Sogeea ricordava come dei 15.007.199 di domande di sanatoria presentate agli uffici comunali con i tre condoni, 4.263.897 fossero ancora in attesa di definizione.

Solo a Roma c'erano nel 2019 giacenti 190mila domande quando, su iniziativa dell'ex sindaca Raggi, si è cercato di accelerare lo smaltimento dell'arretrato potenziando le strutture amministrative e facendo perno su semplificazioni procedurali. Il Covid - con lo smart working che ha ulteriormente rallentato o paralizzato il lavoro degli uffici comunali - non ha aiutato a fare un bilancio. La partita va chiusa, come va seppellita qualunque tentazione, che pure di tanto in tanto riaffiora, di nuovi condoni. Va colta l'opportunità data da nuovi strumenti di rigenerazione urbana e anche qui Giovannini si è distinto per l'ottimo testo di legge inviato al Senato.

Quanto alla banca dati e alle sue prospettive di successo, inquieta che a fornire i dati dovranno essere quegli stessi «enti, amministrazioni e organi a qualunque titolo competenti in materia di abusivismo edilizio» che hanno contribuito a frenare e creare il caos. Non saranno certo le multe minacciate a rimuovere le resistenze. C'è da augurarsi anche che non si aspetti la banca dati per distribuire i fondi per abbattere le costruzioni abusive e per arrivare a «una appropriata conoscenza del fenomeno dell'abusivismo edilizio e per l'individuazione delle priorità di intervento».