Accrual: la valutazione delle immobilizzazioni materiali in base all’Itas 4, ammortamenti
Il principio contabile Itas 4 stabilisce il trattamento contabile delle immobilizzazioni materiali, con riferimento alla rilevazione iniziale, alla determinazione del valore contabile e all’ammortamento e alle perdite per riduzione di valore.
Per quanto attiene agli ammortamenti, il valore ammortizzabile di un’immobilizzazione materiale è ripartito in modo sistematico nel costo della vita utile, se limitata nel tempo. La vita utile del bene è definita sulla base del periodo durante il quale l’amministrazione si attende di fruire del bene, in base al tempo per il quale l’amministrazione intende usufruire del bene, ovvero dei benefici economici futuri o potenziali di servizio incorporati nella stessa. I fattori per determinare la vita utile dell’immobilizzazione materiale sono: l’utilizzo atteso del bene, il deterioramento fisico atteso, l’obsolescenza tecnologica o commerciale, le restrizioni legali o vincoli similari all’utilizzo dell’immobilizzazione. La scelta del metodo di ammortamento deve riflettere le modalità con le quali si suppone che i benefici economici futuri o il potenziale di servizio saranno consumati dall’amministrazione. I metodi di solito utilizzati sono:
- Metodo a quote costanti, ossia una quota costante durante la vita utile del bene, salvo modifiche dal valore residuo. La quota è determinata dividendo il valore ammortizzabile del bene, ossia la differenza tra il costo dell’immobilizzazione o altro valore sostitutivo del costo ed il suo valore residuo, per la vita utile
- Metodo scalare decrescente, ossia una quota di ammortamento decrescente durante la vita utile. Si procede dividendo il valore ammortizzabile per la somma del numero degli anni della vita utile (partendo da 1 fino a n) e quindi moltiplicando ogni anno tale valore per il numero di anni di ammortamento;
- Metodo per unità di prodotto, una quota basata sull’utilizzo o la quantità di prodotto attesa. Si procede determinando la quota annuale dividendo il valore ammortizzabile per il totale del prodotto che l’immobilizzazione può fornire durante la vita utile e moltiplicandolo per i prodotti forniti nell’anno di riferimento. Ad esempio, per un’autovettura, si divide il valore ammortizzabile per i km complessivi che la stessa potrà percorrere durante la vita utile e si moltiplica il quoziente per il numero dei km percorsi nell’anno.
L’ammortamento inizia nell’esercizio in cui l’immobilizzazione è disponibile per l’uso e cessa al termine del piano di ammortamento o quando viene eliminata contabilmente (per cessione, perdita, termine dei benefici economici o potenziali di servizio futuro dall’utilizzo o dalla cessione dell’immobilizzazione). In caso di inutilizzo durante il periodo di ammortamento lo stesso non cessa, salvo che non sia terminato il periodo di ammortamento. Eventuali riparazioni e la manutenzione di un’immobilizzazione non fanno venire meno la necessità di ammortizzarla; tuttavia, se alcuni beni ricevono scarse manutenzioni ovvero manutenzioni rinviate per mancanza di budget, occorre rideterminare la vita utile del bene.
L’ammortamento è fatto fuori conto, e la quota è imputata a conto economico, salvo che non sia richiesto un altro trattamento.
L’ammortamento di una immobilizzazione materiale può avvenire anche separatamente per le sue componenti. Infatti, se una parte dell’immobilizzazione ha un costo rilevante in rapporto al costo totale è ammortizzata separatamente. Si pensi per esempio a un aeromobile e al suo motore. Se quest’ultimo ha una vita utile inferiore a quella del veicolo e il suo costo è significativo rispetto al totale si procede all’ammortamento separato (component approach).
I beni con vita utile illimitata non vengono ammortizzati, come ad esempio i terreni (eccetto cave e discariche) e i beni del patrimonio culturale. Tuttavia, i beni del patrimonio culturale possono necessitare di interventi conservativi pluriennali o migliorativi. Nel caso di interventi conservativi pluriennali essi vengono iscritti nello stato patrimoniali separatamente dal bene e autonomamente ammortizzati. Quindi, per i beni culturali, gli interventi di manutenzione ordinaria annuale o infra-annuale sono iscritti nel conto economico, mentre quelli conservativi pluriennali sono contabilizzati nello stato patrimoniale e ammortizzati.
L’eliminazione dal bilancio di esercizio di una immobilizzazione materiale avviene nel caso di:
- Cessione o perdita del possesso con valido titolo giuridico;
- Quando l’amministrazione non si attende alcun beneficio economico o potenziale di servizio futuro dall’utilizzo o dalla cessione dell’immobilizzazione.
La cancellazione dal bilancio di una immobilizzazione materiale determina:
- Se la cessione avviene a titolo gratuito, qualora il bene sia interamente ammortizzato non si ha alcun effetto economico. Si procede solo alla cancellazione del bene dall’attivo patrimoniale con storno del fondo di ammortamento. Se invece il bene non è interamente ammortizzato si registra una minusvalenza nel conto economico, per la quota non ammortizzata del bene;
- Se la cessione avviene a titolo oneroso, qualora il bene sia interamente ammortizzato, si ha una plusvalenza, pari al corrispettivo. Anche in questo caso si elimina il bene dall’attivo, stornando il fondo di ammortamento. Se invece il bene non è interamente ammortizzato, si cancella il bene dall’attivo, si storna il fondo di ammortamento e si registra una eventuale plusvalenza o una eventuale minusvalenza sul conto economico, per la differenza tra il valore non ammortizzato ed il corrispettivo di cessione.
Se si tratta di beni demaniali o beni patrimoniali indisponibili, con l’eliminazione del bene nell’attivo si procede anche alla cancellazione della riserva indisponibile accantonata nel patrimonio netto. Così, ad esempio, nel caso di alienazione di un bene demaniale con valore residuo di € 1 mln, un fondo di ammortamento pari a € 500mila e una riserva indisponibile di € 500mila, a fronte di un corrispettivo di € 1,5 mln, si registra una plusvalenza di € 500mila e si procede alla chiusura della riserva indisponibile e del fondo di ammortamento a fronte della cancellazione del bene dall’attivo.
Quando un investimento immobiliare cambia classe di attività, per mutamento nell’uso effettivo del cespite, occorre verificare come era contabilizzato. Se lo stesso era contabilizzato al costo non si hanno effetti sul valore contabile, mentre se era valutato al valore di mercato, il costo del cespite nella successiva contabilizzazione nelle immobilizzazioni strumentali o nelle rimanenze (se destinato alla vendita) è pari al valore di mercato alla data del cambiamento della destinazione d’uso. Qualora invece un bene passa dalla categoria delle immobilizzazioni strumentali a quella degli investimenti immobiliari, il valore da iscrivere è quello di mercato, dalla data del mutamento della destinazione d’uso. La differenza tra il valore contabile ante mutamento della destinazione d’uso e quello successivo è trattata come una rivalutazione o una svalutazione. Ad esempio, nel caso di un bene che aveva un valore contabile lordo di € 2 mln, un fondo ammortamento di € 500mila, che muta la destinazione d’uso divenendo un investimento immobiliare, con un valore di mercato di € 1,6 mln, si registra l’annullamento del precedente valore contabile lordo e del fondo di ammortamento e l’iscrizione nell’attivo del bene al valore di mercato, con rilevazione di una rivalutazione di € 100mln.
(*) Vicepresidente Anutel
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