Amministratori

Anticorruzione, in arrivo un taglio a incompatibilità e obblighi di pubblicazione degli atti

Nella delega attesa in Cdm la prossima settimana regole semplificate

di Gianni Trovati

Non è stato casuale il riferimento fatto ieri dal premier Mario Draghi nella conferenza stampa con la presidente della commissione Ue Von Der Leyen all’obbligo per l’Italia di spendere «con onestà» tutti i soldi del Recovery Plan. Il richiamo non era un omaggio alla parola d’ordine dei Cinque Stelle delle origini, ma un’anticipazione della prossima mossa nell’attuazione del Pnrr: una nuova legge anticorruzione.

Il testo è atteso in consiglio dei ministri la prossima settimana, ma i principi della delega al governo sono già fissati. E puntano tutto sulla semplificazione delle regole, andando in senso contrario al ricco cantiere normativo che in questi anni ha infittito l’ordinamento di obblighi. Non sempre incisivi.

Il metodo seguito dalla Funzione pubblica è sempre lo stesso. Come nella fase di costruzione del Dl 77/2021 ora in discussione al Senato, il lavoro è partito dalla ricognizione della normativa esistente, per capire che cosa ha funzionato e che cosa no. Il secondo gruppo sembra il più ricco, almeno a giudicare dalla volontà di cambiare la rotta esplicitata già dal Pnrr: nella convinzione che anche «l’eccesso di leggi» sia un alimento per i fenomeni corruttivi.

Sotto esame finisce soprattutto la legge anticorruzione di nove anni fa (la 190 del 2012) e il suo decreto attuativo con cui si è provato a fermare le cosiddette «porte girevoli» fra ruoli politici e posti nelle società partecipate e negli enti controllati. Qui il problema è rappresentato dagli sterminati conflitti interpretativi che si sono ramificati intorno al groviglio delle regole, con un’evidente ricaduta sulla capacità di bloccare le situazioni più patologiche. È scontato poi che sul tavolo finirà anche la norma che chiude le porte a politici, amministratori e incarichi dirigenziali dopo una condanna in primo grado per reati contro la Pa. Un’opera di semplificazione interesserà poi anche il sistema delle ispezioni sulle attività delle imprese.

Ma il tagliando riguarderà anche i decreti Madia, e in particolare la struttura ramificata dei diversi «diritti di accesso» agli atti amministrativi che oggi vede convivere quello tradizionale, riservato ai titolari di interessi diretti, e quello «generalizzato» sulla falsariga del Freedom of Information Act. Anche in questo caso la sovrapposizione di regole ha giocato contro la loro efficacia, spingendo molte Pa a far rientrare nei ranghi della trasparenza tradizionale le richieste di trasparenza avanzate nel nome del «Foia».

Una drastica potatura agirà sugli obblighi di pubblicazione di atti e documenti, che sono complicati da gestire soprattutto negli enti più piccoli e hanno trasformato le sezioni dei siti istituzionali dedicate all’«amministrazione trasparente» in un labirinto infrequentabile per i non addetti ai lavori. A mettere ordine dovrebbe intervenire una «piattaforma unica della trasparenza», affidata all’Anac.

La battaglia accompagnerà i decreti attuativi più della delega, in un tempo comunque ristretto perché la delega andrebbe attuata in nove mesi. E perché Palazzo Vidoni punta a chiudere il dossier in 3-4 mesi.

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