Appalti

Appalti, Anac: delega da rafforzare su digitale, progettazione, dibattito pubblico e clausole sociali

Le proposte del presidente dell'Anticorruzione Busia in audizione al Senato sul Ddl per la riforma dei contratti pubblici

di Mauro Salerno

Principi condivisibili, ma da rafforzare. È questo il messaggio su cui il presidente dell'Autorità Anticorruzione (Anac) Giuseppe Busia si è concentrato nell'audizione tenuta oggi di fronte alla commissione Lavori pubblici del Senato sulla delega appalti. In linea di principio, i criteri contenuti nel disegno di legge all'esame del Senato vanno tutti bene, ha spiegato Busia, ma in qualche caso «sono troppo generici e devono essere rafforzati».

Busia ha messo al centro del suo intervento lo sforzo da compiere per rendere "digitali" tutte le procedure connesse al settore degli appalti. «Tramite la digitalizzazione - ha spiegato - possiamo semplificare il settore e prevenire la corruzione senza frapporre ostacoli al mercato». Qui il riferimento è andato alla Banca dati nazionale dei lavori pubblici che Busia chiede di potenziare, facendone il punto di riferimento per il mercato. «Abbiamo apprezzato che l'ultimo decreto Semplificazioni istituisca il fascicolo virtuale dell'operatore economico presso la nostra banca dati - ha osservato Busia -, pensiamo che sia uno strumento utile anche per tutelare le piccole e medie imprese».

Una proposta choc è arrivata sul fronte della progettazione. Rispetto alle richieste di ulteriore semplificazione (arrivate per esempio dai Comuni che chiedono il ritorno del vecchio appalto sul preliminare, oggi progetto di fattibilità tecnico-economica), Busia ha rilevato che «semplificare va sempre bene, ma la progettazione va tutelata perché è dalla cattiva progettazione che prendono il via varianti e aumento di costi». Partendo da questo assunto Busia ha proposto di andare incontro alle fragilità degli enti più piccoli attraverso la costituzione di «centrali di progettazione» da mettere al servizio delle Pa. Strutture pubbliche «oppure costituite da professionisti con garanzie di indipendenza». A onor di cronaca va detto che un'idea di «centrale di progettazione» partorita ai tempi di Danilo Toninelli al ministero delle Infrastrutture, è già naufragata senza lasciare troppi rimpianti.

La richiesta di chiarire meglio in che direzione marciano i criteri della delega è arrivata sul terreno delle clausole sociali. Il presidente dell'Anac ha ricordato che il principio è già contenuto nel codice attuale. «Mentre nella delega non si capisce se si va verso una conferma dell'obbligo o se si propende per la facoltà». Togliere l'obbligo ,per Busia, «significherebbe andare contro le direttive». E anche su questo fronte il presidente dell'Anac ha sottolineato il ruolo positivo che potrebbe giocare la Banca dati dell'Autorità «per monitorare i contratti collettivi usati nei subappalti, in modo da evitare il dumping contrattuale di chi si aggiudica le gare violando le regole».

Un passaggio simile ha riguardato il dibattito pubblico, laddove «la delega non chiarisce se lo si vuole potenziare» In questo caso, «bisogna prevedere una procedura uguale per tutti, anche nei casi in cui oggi c'è la facoltà ma non l'obbligo di attivare il dibattito pubblico». «Se lo si usa - ha chiosato Busia - bisogna farlo per raccogliere davvero le osservazioni del territorio».

L'ultima osservazione riguarda da vicino l'Anac, che Busia chiede di «considerare» tra le Autorità da consultare «nella procedura di adozione dei decreti delegati», come accade con il Consiglio di Stato.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©