Appalti

Appalti, Giovannini incalza le imprese: serve una struttura industriale più robusta

Bianchi (Ance): troppe procedure senza bando, nel Dl Infrastrutture una norma per la pubblicità sulle gare del Pnrr

di Mauro Salerno

Va bene chiedere la qualificazione delle stazioni appaltanti, ma anche le imprese devono fare la loro parte sulla capacità produttiva. Altrimenti si rischia di rimanere scoperti anche sulle opere del Pnrr. Parlando oggi a un convegno on line sul public procurement promosso da Unindustria il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili ha incalzato le imprese : bisogna crescere, in particolare nel campo delle costruzioni.

Il settore degli appalti «non è solo in fase di rilancio, ma di trasformazione», ha spiegato il ministro, che rispondendo alle sollecitazioni sul tema della qualificazione delle stazioni appaltanti ha chiarito di aspettarsi un salto di qualità simile anche da parte degli operatori economici . «Alla fine di questo processo di trasformazione ci aspettiamo un settore pubblico più qualificato, durevolmente più qualificato. Così come ci aspettiamo anche un settore privato durevolmente più qualificato», ha precisato il ministro. Giovannini ha invocato «una trasformazione strutturale del settore industriale» auspicando che sia «un rafforzamento delle medie e grandi imprese». Senza, ha aggiunto, che questo avvenga «a scapito delle piccole imprese». Per il ministro, tutti gli studi indicano però, che «le dimensioni aziendali fanno la differenza» nell'economia di un Paese. Per questo ha auspicato che «l'Italia si doti di campioni di medie dimensioni per servire meglio tutta la curva della domanda». «Siamo in un momento di surriscaldamento congiunturale - ha avvertito poi il ministro - il rischio di non farcela è evidente».

L'Ance chiede più trasparenza sulle gare Pnrr
Poco prima, parlando nel corso dello stesso incontro, il vicepresidente dell'Ance Edoardo Bianchi aveva lanciato l'allarme trasparenza sulle gare del Pnrr. «Visto che per queste opere, con il Dl Semplificazioni, è diventato possibile affidare gli appalti con procedure negoziate senza bando, non si trova più un bando in Gazzetta e si aggiudicano gare con inviti spediti dalle stazioni appaltanti solo a una o due imprese», ha spiegato Bianchi, che ha invocato una norma per rendere obbligatoria la pubblicità e dunque «la conoscibilità delle gare del Pnrr». Lo strumento, ha aggiunto Bianchi, potrebbe essere «il Dl Infrastrutture che in questo momento è in fase di conversione in Parlamento». Tra l'altro, ha concluso Bianchi, «se è la stazione appaltante a dare le carte, attraverso la gestione degli inviti, sparisce la possibilità dell'associazione tra imprese, perché ovviamente le Pa possono invitare solo imprese singole».

Unindustria: vera riforma è attuare le regole
Nel corso dell'incontro Unindustria ha presentato una serie di proposte in vista della riforma degli apalti di cui si è cominciato a discutere in Parlamento. La vera riforma, dicono gli imprenditori «è attuare le regole». Nel «position paper», in cui si spiegano le proposte, si cita il caso del codice appalti del 2016, ricco di novità (la qualificazione delle stazioni appaltanti, i commissari di gara indipendenti, il rating delle imprese solo per citare i punti più rilevanti) che avrebbero dovuto essere attuate con decreti attuativi successivi e che invece sono rimaste lettera morta. Per questo la proposta di Unindustria, all'alba della nuova riforma dei contratti pubblici che ha appena preso il via in Parlamento, è quella di legare «l'entrata in vigore delle norme alla presenza obbligatoria di disposizioni attuative immediate, tempi certi e verifiche a posteriori dei risultati ottenuti». Inoltre, per Unindustria la riforma non va calata dall'alto ma va scritta coinvolgendo «i rappresentanti tecnici stazioni appaltanti e delle imprese». Non con semplici audizioni, ma con un «tavolo permanente» sul modello di quello disegnato dal Dl semplificazioni (art. 3) per il partenariato economico, sociale e territoriale.

Tra le richieste anche quella di avvioare subito la qualificazione delle 36.800 stazioni appaltanti italiane, formando e riconoscendo la professionalità dei buyer pubblici «nel quadro della riforma della Pubblica amministrazione e dell'adeguamento delle competenze del personale previsto all'interno del Pnrr».

Importante per gli imprenditori è anche rendere le varie banche dati di settore di dialogare tra loro, creare una piattaforma digitale dei bandi di gara e rendere digitale la gestione di tutte le procedure di appalto. «Molte stazioni appaltanti operanti in Italia sono carenti sotto questi profili, e non è attuabile un vero cambiamento senza investimenti di risorse finanziarie. Il ritorno di queste risorse - si legge nel position paper presentato oggi - è certo, sia in termini di quantità e qualità della domanda pubblica che di ottimizzazione dei costi».

Il ruolo (marginale) delle Pmi negli appalti
Bisogna poi per agevolare la presenza delle piccole e medie imprese nel mercato degli appalti. Secondo uno studio della Commissione europea citato da Unindustria «la quota di appalti aggiudicati in Italia alle Pmi è stimata pari al 14,35% nell'anno 2018, rispetto ad una media europea del 51,35% e una quota della Germania del 64,17%». Anche nel confronto con gli altri Paesi Ue, la quota di appalti aggiudicati alle Pmi italiane risulta essere largamente al di sotto delle medie nazionali: segno di un mercato ancora troppo chiuso, si segnala nello studio, e anche di una «radicata mancanza di fiducia (low trust) nel Procurement Pubblico da parte delle imprese, e in particolare delle Pmi, delle start-up e delle imprese più giovani». Per recuperare fiducia, allora, «occorrono procedure di gara più semplici, tempi certi di esecuzione delle gare e dei contratti, riduzione degli oneri amministrativi, attenzione alla qualità e all'innovazione,supporto alla formazione e al dialogo con le imprese».

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