Appalti

Appalti in house, Pa soggette al pagamento del contributo Anac

Lo ha chiarito il Consiglio di Stato in un parere all'Autorità superando le posizioni contrarie di Mims e Mef

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di Mauro Salerno

Le amministrazioni che affidano appalti in house a controllate pubbliche possono essere soggette al pagamento della tassa sulle gare con cui si finanzia l'attività dell'Autorità anticorruzione (Anac). Lo ha precisato il Consiglio di stato rispondendo alla richiesta di un parere sul tema formulata proprio dall'Anac, nonostante le posizioni contrarie espresse sullo stesso tema dal ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili e dal ministero delle Finanze.

In realtà le domande poste dall'Anac al Consiglio di Stato erano due. Il primo quesito riguardava la possibilità di imporre alle amministrazioni interessate ad affidare un appalto in house anche l'obbligo di richiedere il codice identificativo obbligatorio per tutte le altre gare pubbliche (Cig). Su questo specifico punto il parere di Palazzo Spada è stato negativo, alla pari di quelli rilasciati dai due ministeri interpellati. Secondo il Consiglio di Stato infatti «le ragioni sottese alla previsione di tale adempimento – tracciabilità dei flussi finanziari erogati dalle pubbliche amministrazioni a favore di operatori privati – non ricorrono nel caso degli affidamenti in house».

Via libera invece alla possibilità di imporre il pagamento del contributo dovuto all'Anac in quanto organismo vigilante sul mercato dei contratti pubblici. Il parere motiva questa scelta segnalando che «i controlli, di competenza dell'Anac, da esercitare sulla motivazione per il ricorso all'in house providing, nonché l'estensione anche ai contratti esclusi delle sue funzioni di vigilanza possano ragionevolmente fondare l'esercizio dell'ampio potere autonomo riconosciuto in subiecta materia dalla legge all'Autorità indipendente ai fini dell'assoggettamento anche delle Amministrazioni committenti di affidamenti in house».

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