Il CommentoUrbanistica

Appalti, sciogliere subito il nodo del caro materiali per rispettare l'attuazione del Pnrr

L'INTERVENTO. «Misure rapide sulla congruità dei prezzi: non far pagare alle imprese la turbolenza dei merca»

di Edoardo Bianchi*

Il ministro Giovannini, con il consueto spirito di concretezza, non si stanca di ripetere che la partita del Pnrr si giocherà nell'arco di 10 anni e il cui successo sarà caratterizzato, per un profilo, dall'impiego delle risorse e dall'altro dalla realizzazione delle riforme. La prima tranche di risorse, pari al 13% della quota di nostra competenza è già stata erogata dalla Europa, la prossima assegnazione (gennaio 2022) corrispondente a circa 25 mld di euro verrà però erogata a fronte di una effettiva spendita ed impiego (Sal) delle risorse. Diversi sono i profili che necessitano ancora di essere lubrificati prima che possa effettivamente affermarsi, senza tema di smentita, che il Recovery Plan sia stato definitivamente avviato.

Oggi vogliamo come Ance evidenziare una problematica che condizionerà criticamente la effettiva apertura ed avanzamento dei cantieri: la congruità dei prezzi di appalto. Questa problematica rileva sotto due profili: per il passato, ossia per i lavori in corso, e per il futuro, ossia per i lavori che stanno per essere appaltati. Quanto al primo profilo il Governo ha adottato un provvedimento che coprirà, per adesso, gli aumenti del primo semestre 2021; la procedura attuativa ipotizzata è troppo lunga e farraginosa. Chi si è visto costretto, sin dall'ultimo trimestre 2020, a riconoscere alle ditte fornitrici rilevanti adeguamenti contrattuali potrà ipotizzare di ottenere un qualche ristoro (forse anche solo parziale) non prima di marzo 2022 ! In estrema sintesi, per quelle imprese che hanno effettivamente subito eccezionali maggiori costi vi saranno ristori trascorsi non meno di 12/14 mesi dai maggiori esborsi. Non è possibile !

Le imprese non hanno la forza di farsi carico di questi aumenti che incidono, a seconda delle opere, in ragione di oltre il 10/20% dell'importo contrattuale. In dipendenza del problema "aumento dei prezzi" si registra anche una problematica che riverbera sul rispetto del cronoprogramma dei lavori, oggi assolutamente imprevedibile a causa delle difficoltà, anche aderendo a costi esplosi e pagamenti anticipati, di approvvigionare per tempo il cantiere.

È di imminente emanazione (fine ottobre) il provvedimento che fotograferà gli effettivi aumenti dei materiali base che caratterizzano la realizzazione di una opera di genio civile; non vorremmo che per la ennesima occasione criteri vagamente statistici registrassero variazioni assolutamente disancorate dalla realtà. Non vi è bisogno di rievocare gli insegnamenti di Carlo Alberto Salustri (Trilussa, ndr)sulla percentuale delle medie statistiche. Nel caso chiediamo sin da subito indicazioni puntuali di dove sia possibile acquisire le forniture ai prezzi unitari indicati da chi non ha mai frequentato un cantiere. Per coprire gli aumenti del secondo semestre 2021 chiediamo come Ance un provvedimento più snello e che riconosca i maggiori costi, dove patiti, con maggiore tempestività.

Quanto al secondo profilo, per i lavori di prossima aggiudicazione e nelle more che le committenti aggiornino annualmente (lo prevede la legge) i propri prezzari, occorre un provvedimento straordinario che consenta alla stazioni appaltanti di aggiornare sin da ora i propri prezzari per lo meno per le principali voci caratterizzanti la esecuzione di una opera. È inutile omettere di non registrare gli aumenti, ad esempio, dell'acciaio (corten – tondino – lamiere – nastri), delle tubazioni in ferro/polipropilene, dei prodotti in ghisa, dei legnami, del pvc, del rame e così via; tacendo degli aumenti del gas naturale, della energia elettrica e del petrolio. In assenza di un provvedimento idoneo l'effetto pratico sarà solo quello di appaltare lavori, forse aggiudicarli ma quei contratti non potranno mai avanzare nel rispetto dei tempi (sal) che la Europa ci chiede.

I progetti dei prossimi giorni devono essere redatti con prezziari adeguati rispondenti alla incidenza dei costi di acquisto delle principali forniture. Per fare questo occorre che il Governo adotti un provvedimento eccezionale, che nulla ha a che vedere con l'istituto revisionale che fotografa quanto già realizzato, che renda congrui i prezzi a base di gara. Fingere di non vedere questo tema vuol dire destinare a morte sicura il cronoprogramma che ci chiede la Europa.

Ovviamente non appena si registrerà un cambio di direzione e torneremo a prezzi che non risentiranno degli attuali condizionamenti i prezziari dovranno essere ricondotti ad un nuovo equilibrio rimodulando i valori economici a base di appalto. Esercitare la nobile arte del costruttore non può essere ridotto ad una scommessa, non siamo giocatori di azzardo. Il contratto di appalto è un contratto a prestazioni commutative, dove l'appaltatore deve farsi carico dell'onere di realizzare l'opera valutando e soppesando con attenzione il rischio di impresa ma non può farsi carico di fattori esogeni indipendenti dalla propria volontà.

Negli ultimi 12 mesi non si sono registrate ordinarie oscillazioni dei prezzi ma straordinari e continuativi (tuttora in corso) macro aumenti che impediscono qualsiasi equilibrio e rispetto del sinallagma contrattuale. Chiedere alle imprese, nell'adempimento di contratti pluriennali, di scommettere sull'andamento dei mercati mondiali delle materie prime significirebbe mortificare la professione del costruttore edile equiparandola a quella di gamling tipica di altre realtà che nulla hanno a che vedere con la nostra.

Perché nel campo della energia è possibile adeguare i prezzi unitari in ragione di oltre il 40% per cause dipendenti non dalla responsabilità del singolo gestore bensì dalle turbolenze dei mercati internazionali (cause esogene) e per la stessa matrice non si procede con tempestività all'adeguamento dei prezzi a base di appalto ?

L'aggiornamento dei prezziari attuali non potrà iniziare se non nei primi mesi del 2022 e necessiterà di tempo (non meno di 2/3 mesi) per arrivare a definizione. A questo punto solo i progetti che verranno appaltati da metà 2022 potranno riportare prezzi unitari aggiornati alle evoluzioni del mercato. Siamo sicuri di fare in tempo e non compromettere la fase iniziale del Pnrr?

Occorre, oggi un provvedimento straordinario che consenta alle stazioni appaltanti di intervenire sui propri prezziari. Non chiediamo alcun favor per le imprese ma solo un aggiornamento dei prezzi in base alle turbolenze dei mercati internazionali in primis. Non necessitiamo di una alluvionata retorica per risolvere il tema qui evidenziato ma occorre esclusivamente un diverso rapporto tra Pubblico e Privato fondato su nuovi affidamenti. Senza aziende, in tutti i settori, che operino correttamente terminata la sbornia dei danari dell'Europa tutto tornerà come prima e saremo definitivamente costretti ad una inevitabile nuova retrocessione.

Per scongiurare la fatale retrocessione occorre però una macchina della pubblica amministrazione che non veda nelle imprese un nemico da abbattere o tenere continuamente in stato di soggezione. Lo dimostra la storia degli ultimi anni dove insieme ai fallimenti di molte aziende abbiamo assistito al fallimento del Sistema Paese. Negare che sia così, negare che di fronte ad un problema globale sia necessario unire le forze piuttosto che disperderle, negare che per avere più libertà nella propria quotidianità sia necessario stringere un nuova patto generazionale vorrebbe significare avere un approccio distonico ai problemi quotidiani e alla rinascita del Paese.

Ricordiamo le parole di Piero Calamandrei che, sebbene esposte in un contesto diverso da quello di oggi, sono quanto mai attuali affinché il Sistema Italia possa ripartire: «… perché si muova bisogna ogni giorno metterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l'impegno, lo spirito, la volontà di mantenere questa promessa, la propria responsabilità …». Non vi sono scorciatoie, questo Ance lo sa bene.
(*) Vicepresidente Ance con delega alle Opere pubbliche