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Assistenti sociali, aiuti strutturali per le nuove assunzioni

Il decreto spiega che i contributi vanno all'ente capofila dell'ambito territoriale

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di Gianluca Bertagna

Non sono ancora le vere e proprie informazioni operative ma il decreto del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali 4 febbraio getta le basi per potenziare i servizi sociali dei Comuni dopo che la legge di bilancio ha destinato specifici contributi finanziati dal Fondo delle povertà. L'epidemia da Covid-19 ha sicuramente inciso nell'individuare misure per favorire gli assistenti sociali e così, i commi 797 e seguenti della legge 178/2020 hanno puntato alla riduzione del rapporto tra gli stessi e gli abitanti di ogni territorio. Per fare questo, le assunzioni a tempo indeterminato verranno finanziate da risorse trasferite dal ministero.

L'obiettivo è di giungere al livello essenziale delle prestazioni di assistenza sociale definito da un operatore ogni 5.000 abitanti in ciascun Ambito territoriale sociale (Ats) del territorio nazionale. I contributi, quindi, vengono fissati in 40.000 eur annui per ogni assistente sociale assunto eccedente il rapporto di 1 ogni 6.500 abitanti e fino al raggiungimento del rapporto di 1 a 5.000 e di 20.000 euro per ciascun assistente sociale assunto eccedente il rapporto di 1 a 5.000 e fino al raggiungimento del rapporto di 1 a 4.000.

La finalità, quindi, è chiara. Il fatto è che spesso i servizi sociali dei Comuni non sono gestiti in maniera identica e omogenea sul territorio nazionale. Infatti, da anni, anche su spinta del legislatore, sono stati creati gli ambiti territoriali che prendono, tra l'altro, nomi diversi da Regione a Regione. In alcuni casi sono gestiti attraverso convenzioni, in altri da Unioni; in alcuni contesti vi sono i consorzi e in altri le aziende speciali. Insomma, modalità frammentate che poi al loro interno prevedono anche gestioni miste, tanto che non sempre uniforme neppure l'assunzione dei dipendenti, come gli assistenti sociali, appunto. Tutto ciò ha portato gli operatori a una prima serie di dubbi: chi percepirà, quindi, il contributo? Direttamente i Comuni o gli ambiti sociali?

Il decreto ministeriale in esame, quindi, ha la prima finalità di confermare che laddove in questi ambiti le funzioni siano delegate a un soggetto capofila, il contributo è interamente destinato a questo soggetto. In caso di gestione mista, ai fini del calcolo del contributo spettante a ciascun Comune di un ambito il numero degli assistenti sociali in servizio a tempo indeterminato già assunti dal soggetto capofila verrà figurativamente attribuito pro-quota ai singoli Comuni, in proporzione agli abitanti. A questo punto, ogni Comune, sommando gli assistenti sociali a quelli propri dell'ente, potrà quantificare il proprio rapporto e l'eventuale contributo. Opportunamente, il decreto, conferma che è comunque possibile che l'ambito territoriale e i comuni che ne fanno parte, identifichino modalità alternative di suddivisione del contributo al proprio interno, facendo riferimento alla situazione specifica del territorio.

La contestuale nota prot. 1139 contiene l'importante precisazione per la quale quanto previsto dalle disposizioni sopra richiamate «non costituisce un contributo "una tantum", ma un finanziamento stabile a copertura dei costi di ogni assistente sociale (equivalente a tempo pieno) assunto a tempo indeterminato eccedente e non esuberante le soglie minima e massima sopra richiamate».

Per ora le notizie si fermano qua. Il decreto, infatti, rimanda a successive istruzioni operative, non appena verranno ultimati i necessari interventi informatici e per il monitoraggio dei dati e la raccolta dello stato di fatto dei singoli ambiti e Comuni.

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