Appalti

Autostrade, l'Antitrust chiede di ridurre dal 40% al 20% la quota di appalti in house

Segnalazione al Governo sugli effetti distorsivi della concorrenza di alcune misure del decreto Milleproroghe

di Mauro Salerno

Tornano d'attualità gli appalti in house delle autostrade. A rimettere la questione sul piatto è l'Antitrust all'interno di una segnalazione al Governo su gli effetti distorsivi della concorrenza derivanti dall'applicazione di una serie di misure del decreto Milleproroghe. Come noto al termine di un lungo tira e molla normativo la quota di appalti che le concessionarie autostradali possono affidare in house è stata fissata al 40%, riducendo dall'80% al 60% la quota di appalti che le società autostradali sono costrette ad affidare con gara. Un'eccezione alla regola valida solo in questo specifico settore, contestata soprattutto dai costruttori che hanno sempre chiesto l'affidamento di tutti gli appalti con gara nel rispetto delle regole europee.

Ora anche l'Antitrust chiede di rivedere al rialzo la quota di appalti da assegnare con gara, uniformando il regime speciale previsto per le concessionarie autostradali a quello generale. Nella segnalazione l'Autorità garante della concorrenza ribadisce «la necessità di aumentare tale quota alla percentuale prevista per la generalità degli altri concessionari (pari all'80%), anche in considerazione del fatto che la quasi totalità delle concessioni autostradali è stata affidata senza procedure ad evidenza pubblica e per durate particolarmente lunghe».

Un'altra obiezione riguarda la scelta di posticipare al 31 dicembre 2021 il termine fissato dal codice dei contratti per rispettare adeguarsi all'obbligo di rispettare la quota di appalti da affidare con gara. Con particolare riferimento alle concessionarie autostradali, l'Antitrust segnala che « rispettare i principi di concorrenza nelle modalità di affidamento delle concessioni» e «ricorrere a procedure competitive», permette «di selezionare al meglio e per tempo i gestori in termini di qualità e sicurezza dei servizi, propensione agli investimenti e minor costo di gestione». Per questo «non andrebbero disposti rinnovi automatici e proroghe delle concessioni, che bloccano lo sviluppo dell'economia e impediscono al mercato concorrenziale di produrre i suoi effetti, in termini di efficienza e di innovazione».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©