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Ballottaggi, il centrodestra vince tutto tranne Vicenza

Alla coalizione di governo vanno 11 sindaci compresi Ancona, Pisa, Siena e Catania. Solo tre al centrosinistra. Meloni: non esistono più roccaforti <br/>

di Emilia Patta

«Una sconfitta netta». Alla fine di una interminabile segreteria del Pd, mentre mano a mano arrivano i risultati dei ballottaggi da tutta Italia, Elly Schlein non usa giri di parole. Perché se queste comunali dovevano essere il primo confronto-scontro tra le due leadership femminili della politica italiana, la premier Giorgia Meloni e appunto la neo segretaria del Pd, il verdetto è netto: la sconfitta è tutta della seconda. I ballottaggi nelle città - combattuti ancora una volta a mani nude dai dem, visti i mancati endorsement da parte di Giuseppe Conte (né va meglio nel “laboratorio” di Brindisi, dove il candidato comune è espressione dei 5 Stelle) - sono infatti una vera e propria debacle: brucia in particolare la perdita di una roccaforte rossa come Ancona. Ma l’emblema della sconfitta è forse in Toscana, dove i candidati dem non riescono a rinconquistare né Pisa, dove il presidente delle Acli provinciali Paolo Martinelli era appoggiato anche dal M5s, né Siena e Massa. Un trend confermato anche dal primo turno nelle Isole, con la subitanea netta vittoria del centrodestra in città come Catania e Ragusa.

Il presidente del Copasir Lorenzo Guerini, che è anche leader della minoranza di Base riformista, la mette così: «Contestavo gli eccessivi entusiasmi delle scorse settimane ma ora non esagererei nella depressione sistemica... Certo è che se ti chiudi nel perimetro della sinistra rischi che il centro se lo mangia la destra». Esattamente quello che è accaduto a Pisa, dove il candidato “pacifista” scelto da Pd e M5s non ha convinto i moderati: secondo l’analisi dei flussi dell’Istituto Cattaneo molti elettori di Azione e Italia Viva al primo turno hanno votato direttamente il sindaco del centrodestra Michele Conti. Né consola troppo la neo segretaria dem l’unica vittoria, quella del 33enne Giacomo Possamai a Vicenza: una candidatura tutta civica, appoggiata anche dal Terzo polo, che ha funzionato anche perché il giovane neosindaco non ha mai voluto Schlein e altri dirigenti dem in città.

L’effetto Schlein è già finito a tre mesi dalle primarie dem? Va sottolineato che il Pd resta comunque il primo partito nella maggior parte dei comuni andati al voto. Ma ovvio che non basta: il vero problema di Schlein è e sarà quello delle alleanze. Almeno fino alle europee del 2024 il leader del M5s Giuseppe Conte si comporterà più come un avversario che come un possibile alleato, visto che mira a pescare nello stesso bacino elettorale del Pd schleiniano e in più a raccogliere i voti di quel mondo di sinistra variamente “pacifista” e contrario all’invio di armi all’Ucraina. Quanto al Terzo polo, l’alleanza con il Pd appare possibile solo dove non c’è il M5s. Le tre opposizioni, che sommate assieme ancora oggi sarebbero a livello nazionale la maggioranza relativa del Paese, sono di fatto tra loro impermeabili. «Da soli non si vince - ammette Schlein -. Dobbiamo ricostruire un campo alternativo e credibile alla destra».

La conseguenza per Meloni e per il centrodestra è l’assenza, di fatto, di una reale alternativa di governo. Da qui le sobrie parole della premier mentre Matteo Salvini si lascia andare a qualche ironia («non c’è che dire, un ottimo #EffettoSchlein»): «Un risultato che ci incoraggia ad andare avanti con il programma di governo e a fare ancora meglio. Abbiamo ottenuto conferme importanti e qualche vittoria che potrebbe definirsi storica come ad Ancona a conferma del fatto che non esistono più le roccaforti e che i cittadini sanno fare le loro scelte valutando i programmi e le persone». Già da domani, con l’incontro con le parti sociali assieme alla ministra per le Riforme Elisabetta Casellati, si può prevedere un’accelerazione sul presidenzialismo. Almeno fino alle europee la luna di miele del governo con gli elettori è destinata a durare.

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