Fisco e contabilità

Bilanci locali, certificazione pre-compilata per le perdite causate dal Covid

In arrivo il modello del Mef per attestare gli effetti della pandemia sui conti

di Gianni Trovati

Per misurare il peso effettivo dell’impatto che la pandemia ha prodotto sui bilanci degli enti locali ci sarà una certificazione precompilata. Al modello, che secondo il calendario scritto nell’articolo 39 del decreto Agosto dovrebbe vedere la luce entro la fine del mese, sta lavorando il ministero dell’Economia in un fitto confronto tecnico con le amministrazioni e gli operatori degli enti locali.

L’idea è appunto quella di battere tutte le strade offerte dall’affinamento delle piattaforme telematiche sulla finanza locale. Come accade da qualche anno per la dichiarazione dei redditi, la compilazione di tutti i dati in possesso delle amministrazioni centrali sarà affidata al ministero dell’Economia. Agli enti locali toccherà il compito di integrare il documento con le informazioni derivanti dalle loro scelte autonome, a partire da eventuali delibere con cui hanno deciso di modificare il carico fiscale a questa o quella categoria per sostenerla nell’emergenza. Comuni e Province, ovviamente, dovranno anche controllare la correttezza dei dati targati Mef: come fa ogni contribuente con il 730 precompilato.

La certificazione andrà inviata entro il 30 aprile dell’anno prossimo. Ma la sua definizione è importante ora per due ragioni: il modello offrirà il primo cruscotto ufficiale per monitorare gli effetti reali dell’emergenza sanitaria sui conti locali, dopo mesi di trattative fondate su numeri guidati dalla politica più che dalla matematica, e definirà i binari su cui costruire i bilanci del prossimo anno e la prosecuzione delle forme di aiuto da parte del governo avviate negli scorsi mesi. Tema, quest’ultimo, su cui i sindaci hanno cominciato a premere nel confronto dei giorni scorsi con il governo in vista della manovra, anche alla luce dalla ripresa della pandemia che inevitabilmente allontana i tempi di uscita dalla normativa emergenziale.

I primi veli sulla certificazione sono stati tolti dal Mef nei giorni scorsi al convegno annuale dell’Ancrel, l’Associazione nazionale dei certificatori e revisori degli enti locali che avranno un ruolo di primo piano anche nella gestione di questa partita. Complicata prima di tutto per la mole delle informazioni necessarie per fotografare la situazione reale degli enti locali.

Proprio per la complessità tecnica e la delicatezza politica della materia, a Via XX Settembre si punta a offrire un piatto il più possibile pronto alle amministrazioni. Per evitare di sovraccaricare il lavoro di Comuni e Province, ma anche per assicurarsi un primo controllo centrale dei numeri.

Il ministero compilerà di suo pugno tre gruppi di dati. Quelli fiscali, sul gettito di Imu-Tasi, addizionale Irpef e, per Province e Città metropolitane, Rc Auto e Ipt saranno ricavati dagli F24 e dai database dell’Aci e del Pra. Altre voci di entrata, tributarie e non, arriveranno dalla Banca dati delle amministrazioni pubbliche (Bdap), che fornirà le cifre su Tosap, imposta di pubblicità, canoni, sanzioni e proventi dalla gestione dei beni. Il terzo filone, facile, è quello delle risorse già ricevute dall’ente per combattere l’emergenza, i cui flussi sono desumibili dai provvedimenti attuativi dei vari decreti anticrisi. Gli enti dovranno provvedere alle altre voci: un elenco non piccolo in cui domina, per valori e per entità dei problemi collegati alla pandemia, la tariffa rifiuti.

L’obiettivo di tutto il meccanismo è infatti capire le perdite subite dall’ente «al netto delle risorse assegnate a vario titolo dallo Stato a ristoro delle minori entrate e delle maggiori spese connesse all’emergenza», come recita l’articolo 39 del decreto Agosto. Una definizione che lascia aperta la porta a ulteriori aiuti statali, come chiedono i Comuni. Ma che rimane appesa a una grossa incognita, legata alla capacità di riscossione.

Perché i dati sulle (mancate) entrate dei principali tributi arriveranno, si diceva, dagli F24. È la fonte giusta per valutare l’impatto effettivo della crisi sulle casse locali: ma è influenzata dalla diversa propensione territoriale all’evasione e, nel caso dell’Imu, dal variegatissimo grado di funzionamento della riscossione locale.

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