Urbanistica

Bonus edilizi, già monetizzati 2 miliardi di crediti frodati al fisco

Dei 4 miliardi di agevolazioni fittizie bloccate dall'amministrazione finanziaria il 50% è scomparso dai radar. Con le cessioni multiple schermato l'uso indebito del beneficio

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di Ivan Cimmarusti

La richiesta del mondo politico e imprenditoriale di rivedere la nuova stretta del Governo sul divieto delle cessioni multiple dei crediti d'imposta rischia di scontrarsi con i numeri delle frodi che stanno via via emergendo in tutta Italia e messe in atto su bonus facciate, superbonus, sismabonus e tax credit sugli affitti commerciali. Una lunga rincorsa da parte delle procure italiane che però ha visto ben due miliardi di euro svanire dai radar. A tanto ammontano i crediti d'imposta già «monetizzati» e in molti casi riciclati su conti correnti esteri o in investimenti in criptovalute. È quanto emerge dagli accertamenti in corso di istruzione nelle procure del Paese, che da Nord a Sud stanno ricostruendo un «sistema» illecito che ha consentito a organizzazioni criminali di incassare il 50% dei 4 miliardi di crediti fittizi individuati e bloccati dall'amministrazione finanziaria e su cui a fine anno aveva posto l'accento anche il presidente del Consiglio Mario Draghi nella tradizionale conferenza stampa.

Anomala «circolarità»
Ciò che emerge è una anomala «circolarità» dei crediti – creati sulla base di lavori edili mai effettivamente realizzati – che passano freneticamente di società in società e verso persone fisiche, senza un plausibile motivo se non quello di celarne l'origine illecita.La frode che sta ricostruendo l'autorità giudiziaria è basata sullo schema della cessione dei crediti d'imposta, così come era disciplinata dall'articolo 121 del Dl Rilancio, che appunto prima della modifica prevista col Sostegni ter, consentiva multiple operazioni di acquisto-vendita dei crediti. Un meccanismo che, se da una parte è stato indiscutibilmente il motore per far ripartire un settore trainante per l'economia italiana come quello dell'edilizia, ha però lasciato aperta una porta a chi con questi crediti ha indebitamente sottratto risorse e frodato Stato, imprese e contribuenti. Stando agli accertamenti, con il Dl Rilancio era impossibile risalire a chi spettava in origine la detrazione che aveva generato il credito ceduto, in quanto la norma prevedeva una verifica esclusivamente sul soggetto che poi si presentava materialmente per la «monetizzazione» allo sportello, nella maggior parte delle frodi nullatenenti. Un problema di non poco conto per gli inquirenti. L'intera operazione fraudolenta, infatti, finisce per essere «schermata» da una rete di persone fisiche.

Dal pakistano al nullatenente
I casi sotto esame sono diversi. Ci sono interi nuclei familiari – alcuni privi di reddito – che hanno fatto molteplici acquisti di crediti per oltre 3 milioni di euro. Un insospettabile pakistano, privo di alcun contratto di locazione valevole per l'agevolazione e in assenza di dichiarazioni fiscali per gli ultimi due anni, ha dichiarato la cessione di crediti per bonus locazioni per oltre 16 milioni di euro. Un senzatetto, invece, ha dichiarato di aver comprato 6 milioni di euro di crediti bonus facciate da un altro soggetto, anch'egli nullatenente e sconosciuto al fisco. Poi c'è il caso di un personaggio privo di reddito, ospite di un centro di recupero, che ha aperto una partita Iva come procacciatore d'affari e ha tentato di cedere a un intermediario finanziario oltre 400mila euro di crediti fittizi, poi venduti a una società di costruzioni.L'alert è scattato anche con il moltiplicarsi di società di nuova costituzione che, attraverso siti web e banner sui social network, pubblicizzano «monetizzazioni veloci dei crediti d'imposta per bonus edili». Il rischio è che dietro questi annunci si celino organizzazioni che pagano il prezzo del credito allo scopo di riciclare denaro sporco.

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