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Bonus edilizi, imprese con 2,6 miliardi incagliati per lo stop delle cessioni del credito

Report Centro studi Cna: uno sconto in fattura ogni sei resta bloccato

di Giuseppe Latour

L’impresa esegue i lavori di ristrutturazione e non incassa (in tutto o in parte) il pagamento, incamerando invece un credito fiscale attraverso lo sconto in fattura. Poi, va in banca per trasformare quel credito in liquidità. A quel punto, però, il meccanismo si inceppa, per diversi motivi, tra i quali spicca la grande incertezza normativa di questi mesi, che ha portato gli istituti a ridurre moltissimo (e in diversi casi ad azzerare) gli acquisti.

L’effetto di questo valzer delle cessioni è tutto in un numero, calcolato dal Centro studi di Cna e inserito in un report, parecchio allarmante, che analizza il blocco del mercato dei crediti di imposta, mettendo in fila i dati raccolti attraverso circa 2mila interviste ad aziende associate: le imprese, molte delle quali piccole, sono in attesa di monetizzare circa 2,6 miliardi di euro. Una cifra pesantissima, soprattutto per soggetti con fatturati ridotti che, quindi, si trovano ora in difficoltà ad onorare, a loro volta, i pagamenti dei propri fornitori.

Il calcolo parte dai quasi 5,2 miliardi di euro di crediti attualmente fermi nei cassetti fiscali e non liquidati, secondo i dati ufficiali del ministero dell’Economia. Di questi, circa 4 miliardi sono relativi a prime cessioni e sconti in fattura. Considerando una propensione media all’opzione di sconto per il superbonus del 70% e per i bonus minori del 50%, si arriva a poco più 2 miliardi di sconti in fattura da 110% in attesa, ai quali si sommano 550 milioni per gli altri bonus. Il totale fa poco meno di 2,6 miliardi.

Un numero che si fa ancora più preoccupante perché rappresenta una quota significativa della massa di crediti passati attraverso le operazioni di sconto in fattura: secondo le stime di Cna, siamo al 15,3% del totale. Detto altrimenti, uno sconto in fattura ogni sei (e anche qualcosa in più) è rimasto incagliato. Un ristagno di crediti che, in molti casi, dipende dall’incertezza normativa.

«In pochi mesi ci sono state ben sei modifiche al meccanismo della cessione dei crediti che hanno prodotto incertezza e confusione, con il risultato che ci sono oltre 5 miliardi di euro bloccati e di questi 2,6 miliardi sono nei cassetti fiscali delle nostre imprese, che non riescono a cederli. È necessario un intervento straordinario per trovare rapidamente una soluzione», spiega Sergio Silvestrini, segretario generale di Cna.

A valle di questo fenomeno si innesca una crisi di liquidità, che si vede molto chiaramente nel report: le aziende si trovano esposte per cifre troppo elevate rispetto ai loro fatturati. Si arriva a picchi di imprese con un giro d’affari da circa 150mila euro che hanno 57mila euro di crediti fermi nei cassetti (con un rapporto del 38,2%). Alla crescita del fatturato il problema tende a ridursi, pur restando molto significativo: aziende con 750mila euro di fatturato hanno in media circa 200mila euro di crediti bloccati (con un rapporto del 28,3%).

Così, crescono le imprese che hanno difficoltà a onorare i loro pagamenti. Tra gli intervistati, il 45,9% non ha pagato i propri fornitori, il 30,6% non sta pagando tasse e imposte, il 21,1% non riesce a pagare salari e stipendi. Si viaggia, in questo modo, verso un approdo terribile: il 68,4% delle imprese paventa la sospensione dei cantieri già avviati, il 90,3% il mancato avvio di nuovi cantieri. Una gelata che porta il 48,6% a parlare addirittura di «rischio fallimento»: in pericolo, secondo le stime dell’associazione, ci sono 33mila imprese artigiane della filiera delle costruzioni e 150mila lavoratori.

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