Progettazione

Boom per la progettazione: nei primi tre mesi 2023 gare per un miliardo (+94,8%)

Lupoi (Oice): preoccupano le novità del nuovo codice e le difficoltà delle stazioni appaltanti sulla gestione del Pnrr

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di Mau.S.

È ancora boom per il mercato della progettazione, ma le società che operano nel settore lanciano l'allarme sui contraccolpi che potrebbero arrivare dall'entrata in vigore del nuovo codice appalti. A fare il punto sull'andamento del mercato, con vista sulle novità normative in arrivo, è l'Oice, l'associazione di riferimento per le società di ingegneria e architettura.

L'osservatorio sui primi tre mesi del mercato dice che tra gennaio e marzo 2023 sono state pubblicate 1.236 gare per servizi di architettura e ingegneria per un valore di 1.013,5 milioni di euro, +22,3% in numero e +94,8% in valore sui primi tre mesi del 2022, un dato trainato dai 797 bandi per interventi Pnrr e da un maxi bando Anas di marzo, per la progettazione della Ss 106 "Jonica" da 272,2 milioni di euro che da solo vale il 48% del mercato di quel mese. Per la sola progettazione si sono raccolti 821 bandi per 610,6 milioni. Tutto positivo, dunque, il confronto con il primo trimestre del 2022: il numero cresce del 29,5% e il valore del 177 per cento.

«Ancora segnali molto positivi in questo primo trimestre dell'anno –commenta Giorgio Lupoi, presidente dell'Oice –: se rimarranno costanti nei prossimi 9 mesi, vedranno la domanda di servizi tecnici crescere in misura sensibile. La proiezione su tutto il 2023 dovrebbe attestarsi sui volumi del 2022, cioè circa 4 miliardi di ingegneria e architettura, senza contare tutti gli affidamenti sotto i 139.000 euro per i quali sporadicamente vengono pubblicati avvisi per manifestazioni di interesse. In attesa dei dati trimestrali sui bandi Pnrr che diffonderemo la prossima settimana, rileviamo anche un aumento positivo e netto dei bandi di assistenza alle stazioni appaltanti (generalmente per le attività di competenza dei Rup nelle varie fasi): +40,4% in numero e + 108,4% in valore».

Per l'Oice non è un buon segnale. «È la spia - spiega sempre Lupoi - che il ricorso spinto all'in house e gli sforzi compiuti per assumere personale tecnico nella Pa non hanno risolto del tutto il problema dell'adeguamento tecnico delle stazioni appaltanti e che quindi il mercato esterno è sempre più essenziale per migliorare l'efficienza della macchina amministrativa».

Preoccupazioni vengono anche dall'orizzonte di luglio, quando è prevista l'entrata in piena operatività del nuovo codice appalti (Dlgs 36/2023) in sostituzione del Dlgs 50/2016. «La prima impressione - attacca Lupoi - è che la deregulation dell'appalto integrato e i requisiti più restrittivi per accedere alle gare avranno conseguenze non positive sulla qualità e sulla concorrenza, considerando anche la soglia per gli affidamenti diretti a 140.000 e la reintroduzione dell'incentivo ai tecnici pubblici per progettare, una scelta antistorica e tecnicamente inutile. Le nostre sollecitazioni, che sono state anche riprese in sede parlamentare, sono state ignorate, ma ci auguriamo che il governo sia aperto ad un serio e pacato confronto. Inoltre il mancato recepimento delle linee guida Anac 1/2016 temiamo possa avere un effetto di rallentamento dell'azione amministrativa privando le stazioni appaltanti di importanti indicazioni per la fase di aggiudicazione degli incarichi che hanno assicurato fino ad oggi attenzione agli aspetti della qualità dei progetti».

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