Fisco e contabilità

Boom di multe, incassi a 1,54 miliardi: l’84% è pagato nel Centro Nord

Sanzioni. Entrate 2023 cresciute del 6,4% sul 2022 e del 23,7% rispetto al 2019 Corsa nei Comuni piccoli, stasi nelle città: prima Firenze, 198,6 euro a testa

di Gianni Trovati

Più spostamenti, più controlli, più infrazioni e strumenti più rapidi di riscossione; e una robusta dose di inflazione.

Ci sono questi ingredienti alla base della spinta netta negli incassi effettivi da multe stradali registrata nei Comuni italiani. Nel 2023, secondo i dati appena consolidati dal sistema telematico del ministero dell’Economia che censisce tutti i movimenti delle casse nelle Pubbliche amministrazioni (il Siope), famiglie e privati cittadini in genere hanno pagato 1,535 miliardi di euro in sanzioni comunali collegate al Codice della strada. La cifra segna un aumento del 6,4% sull’anno prima, ma soprattutto indica una crescita del 23,7% rispetto al 2019. Non solo, quindi, il crollo determinato da pandemia, lockdown e lavoro a distanza è stato recuperato in pieno: ma la colonna delle entrate da multe si sta attestando su un livello nuovo, nettamemente più alto rispetto all’epoca pre-Covid. Un bel po’ di benzina nel motore delle multe è stato dato dall’inflazione, che aggiorna i prezzi delle sanzioni: ma anche al netto della corsa dei prezzi gli incassi 2023 pesano il 6,9% in più rispetto a quelli del 2019. Come mai?

Le spiegazioni, come si accennava all’inizio, sono più di una, e la distribuzione degli incassi aiuta a dettagliarne alcune. La corsa, prima di tutto, è stata nettamente più intensa nei Comuni piccoli e medi, mentre nelle città maggiori le cifre appaiono più stabili. I municipi più piccoli, quelli che non arrivano a 10mila abitanti, hanno incassato lo scorso anno 238,6 milioni di euro, con impennate che in quattro anni viaggiano intorno al +50% per arrivare al +59,7% nella fascia fra 2 e 5mila abitanti. Quando le dimensioni del Comune crescono, i numeri diventano meno vivaci, e il confronto quadriennale indica un +27,3% fra 60mila e 250mila abitanti e una sostanziale stasi (+3,3% fra 2019 e 2023) nelle città maggiori, che quindi non hanno tenuto nemmeno il ritmo dei prezzi.

Già questi dati aiutano a inquadrare un primo fenomeno: la spinta maggiore non pare arrivare dai divieti di sosta, fenomeno ovviamente marginale nei centri più piccoli, per cui i riflettori si spostano in particolare sugli autovelox, al centro di polemiche carsiche riesplose nelle ultime settimane con gli atti di vandalismo contro alcuni rilevatori.

L’accusa è sempre la stessa, ed è quella rivolta ai piccoli Comuni che farebbero “cassa” con i rilevatori di velocità, e inevitabilmente i dati pro capite si impennano quando un controllo è collocato su una strada molto frequentata nel territorio di un piccolo Comune. È il caso per esempio dell’autovelox al Passo di Giau, sulle Dolomiti ampezzane, la cui distruzione a inizio gennaio ha attirato le attenzioni delle cronache nazionali sul tema. L’anno scorso il Comune di Colle Santa Lucia ha incassato alla voce multe 747.094,42 euro, che fanno 2.159 euro per ciascuno dei 346 abitanti del piccolo centro. Si tratta di un dato 83 volte più alto della media nazionale, ma è ovvio che a pagare sono i turisti che si affollano tra Selva di Cadore e Cortina d’Ampezzo e spesso, soprattutto in moto, sfrecciano ben oltre i 50 all’ora del limite previsto su quella strada di montagna.

Nelle città maggiori il fenomeno è molto variegato. La classifica degli incassi pro capite è dominata da Firenze: anche qui sulla statistica pesa la forte presenza di chi non abita nel capoluogo toscano e lo frequenta per ragioni di turismo o di lavoro. I 198,6 euro pro capite sono in linea con il dato del 2022, ma sono il frutto di un balzo dell’85,5 per cento rispetto al 2019, quando Palazzo Vecchio incassò 38,7 milioni contro i 71,8 milioni dello scorso anno. Il dato fiorentino è in controtendenza rispetto a quello delle altre metropoli, che da Milano a Roma hanno registrato l’anno scorso un arretramento sia rispetto al 2022 sia sul 2019 (la flessione rispetto ai due anni di riferimento è dell’11,7 e del 19,1% nella Capitale, e del 3,7% e 12,5% a Milano). Bologna, al centro in queste settimane delle tensioni con il ministro dei trasporti e leader leghista Matteo Salvini per la sperimentazione dei 30 all’ora, con i suoi 81,5 euro pro capite occupa l’11esimo posto nella classifica dei capoluoghi in termini di incassi per abitante, con un aumento del 12,1% sul 2022 e del 6,8% sul 2019, in una dinamica quindi più moderata rispetto a quella complessiva.

Sui dati, che come detto si riferiscono agli incassi effettivi, incide però in modo forte la variabile collegata alla capacità di incassare le multe che si fanno. Proprio questo è l’aspetto che plasma in modo più forte la geografia delle multe, decisamente concentrata a Nord dove si paga l’84,3% dei verbali; solo il 15,7% è fra Sud e Isole, dove però abita il 34,5% degli italiani.

Nel Mezzogiorno la media si oscilla fra i 10,3 euro pro capite delle Isole e i 13 euro del Sud continentale, cioè circa tre volte sotto i livelli del Centro Nord. I dati delle città aiutano a svelare l’arcano: a Bologna l’anno scorso è stato incassato il 63,7% dei verbali dell’anno, a Milano il 53,6 e a Firenze il 51,9%, mentre lo stesso indicatore crolla al 14% a Napoli e al 12,2% a Palermo. Allargando lo sguardo agli arretrati (in «conto residui» nel linguaggio tecnico), il rapporto fra accertamenti e introiti va dall’82% di Bologna al 40% di Napoli, giù fino al 21% di Palermo: dove quindi le multe, che siano nate per contrastare la sosta selvaggia o gli eccessi di velocità, restano inefficaci in ogni caso.

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