Buia: «Ora una revisione prezzi piena e lavori del 110% solo a imprese qualificate»
Il presidente dell'Ance: «È un momento delicatissimo per il mondo dell’edilizia e tutti devono capire che cosa abbiamo davanti»
«È un momento delicatissimo per il mondo dell’edilizia e tutti devono capire che cosa abbiamo davanti. Servono scelte nette, due misure fondamentali se vogliamo uscire da questa fase difficile in avanti, con un Pnrr che si realizza davvero e un Superbonus che fa lavorare imprese strutturate con mandopera e attrezzature e non premia truffatori o avventurieri mordi e fuggi che creano imprese di comodo solo per sfruttare queste agevolazioni». Gabriele Buia, presidente dell’Ance, chiede attenzione al governo e al Parlamento per evitare che da una stagione promettente venga fuori un disastro. «La prima misura che chiediamo al Parlamento - dice Buia - è una revisione prezzi per tutti i lavori pubblici come esiste in quasi tutti i Paesi europei, che non scarichi le oscillazioni imprevedibili dei prezzi delle materie prime e altre variabili esogeni sulle imprese. Le imprese in nessun modo possono prevedere questi andamenti e allora non si capisce perché dovrebbero accollarsene rischi e responsabilità». Buia dà atto al ministro Giovannini che «sono stati fatti passi avanti con l’articolo 29 del decreto legge Sostegni ter, ma ora il Parlamento deve correggere alcune contraddizioni».
Ma passiamo all’altro snodo. «La seconda norma fondamentale che chiedo - dice Buia - stavolta al governo, è una norma che consenta la realizzazione di lavori finanziati dallo Stato, come sono quelli del Superbonus e degli altri bonus edilizi, soltanto a imprese qualificate. Facciamo come si è fatto e si sta facendo per la ricostruzione del cratere del Centro Italia, adottiamo lo stesso sistema e facciamo partecipare anche le piccole e medie imprese, come accade lì. Non è vero che vogliamo limitare la concorrenza, il sistema del Centro Italia e ogni impresa realizza lavori in proporzione alla dimensione di impresa. Dobbiamo entrare una volta per tutte nell’idea che le imprese sono quelle che hanno investito in manodopera, attrezzature e sicurezza dei lavoratori. Altrimenti quelli sulla sicurezza del lavoro diventano slogan buoni solo quando accade un incidente grave».
Buia nega che sia impossibile fermare le truffe senza bloccare il Superbonus. «Basta avere la volontà di perseguire le truffe senza fermare tutto e senza generare la drammatica crisi di liquidità che si sta generando. Intervenire sulla prima cessione del credito è decisivo perché è lì che si può capire se il cantiere c’è e i lavori si realizzanso o se invece qualcuno è scappato con i crediti. Basta incrociare i dati dell’Inail, dell’Inps e delle Casse edili con quelle dell’Agenzia delle Entrate. L’impresa che apre un cantiere lo denuncia all’Inail e alla Cassa edile. Se questo non avviene vuol dire che il cantiere non è aperto. Le piattaforme per lo scambio dei crediti questo lavoro già lo fanno e, se avvertono che qualcosa non va, fanno controlli a campione per verificare se il cantiere esiste o no e come sta procedendo». Se si vuole trovare una soluzione, si può. «Qui invece - commenta Buia - è mancato completamente l’arbitro e se la prendono con i giocatori corretti».
Torniamo alla revisione prezzi. Quali sono le contraddizioni da sanare con gli emendamenti parlamentari? «Anzitutto c’è una lettera a) che dice revisioni prezzi obbligatoria per tutti i contratti pubblici e poi c’è una lettera b) che parla di compensazioni, e non di revisione prezzi, per i lavori pubblici. Va chiarito: serve una clasola revisionale per tutti i lavori».
Secondo aspetto. «Se l’Istat e il ministero riconoscono un certo aumento di una materia - dice Buia - la compensazione deve scattare automaticamente, come avviene per esempio in Francia. Perché introdurre il bizantinismo per cui spetta sempre all’impresa dimostrare, producendo carte e documenti, i cosiddetti giustificativi, che sul conto dell’opera pesa quell’opera? Produciamo altra inerzia, altra burocrazia e altro contenzioso a fronte di rilevazioni già fatte dall’Istat».