Personale

Caccia a 100mila nuovi posti da insegnante: il 60% al Nord

Alle 93mila cattedre vacanti vanno aggiunti 2mila pensionamenti e 5mila nuovi prof sostegno: per riempirle si punta su maxi-sanatoria di 60mila precari e 40mila nuovi ingressi

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Scuola a caccia di 100mila prof. Archiviato lo scostamento di bilancio da 40 miliardi - con nuove tranche di sostegni a imprese e lavoro - il governo accelera sulla strategia per avere il 1° settembre tutti i docenti in cattedra, come ribadito dal premier Mario Draghi. Riuscirci non è scontato sia perché gran parte dei vuoti (il 60%) si concentrano al Nord, sia perché l’ultima parola sulle risorse a disposizione non è stata detta.

La mappa dei posti vacanti

Secondo le prime elaborazioni della Cisl Scuola, anticipate al Sole 24Ore del Lunedì, terminate le operazioni di pensionamento (circa 30mila cessazioni di docenti, inclusi i 2mila per limiti d’età), i posti vacanti al 1° settembre per i professori sfiorano i 100mila, inclusi i 5mila in più sul sostegno della scorsa manovra. La fetta principale delle disponibilità, oltre 20mila, è come sempre in Lombardia; e in generale, 6 posti su 10 sono al Nord, da Bologna in su. Ma è una fotografia “in corso d’aggiornamento” almeno per due motivi. Il primo è che, con le procedure ordinarie (Gae e concorsi), negli scorsi anni si è riusciti a riempire meno del 30% dei posti autorizzati. La seconda è la mole comunque elevata di domande di mobilità inoltrate dagli insegnanti, nonostante blocchi triennali e quinquennali, oltre 90mila, 90.876 per la precisione. E quindi, il 7 giugno, quando verranno pubblicati i movimenti, rischiamo di assistere a una nuova mobilitazione di massa dei docenti (circa 50mila), soprattutto in direzione Nord-Sud.

Le ipotesi per assumere

Per tutte queste ragioni, Palazzo Chigi e Istruzione stanno vagliando diverse ipotesi, in raccordo con l’Economia, per concretizzare il maxi piano di assunzioni sui 100mila posti vacanti. Al netto dell’inserimento pressoché sicuro dei 32mila insegnanti del concorso straordinario e dell’impossibilità invece di contare sui 46mila previsti dalle due selezioni ordinarie al palo, l’attenzione pare concentrarsi su un piano in più step: un corso-concorso “sanatoria” per immettere subito in ruolo 50-60mila precari, soprattutto sui posti del sostegno (su cui si veda Il Sole 24Ore di Lunedì 29 marzo). A questo contingente, si potrebbero aggiungere altri 40-50mila posti su due/tre anni, in base alle risorse disponibili. Secondo i primissimi calcoli, l’operazione costerebbe già il primo anno circa 3,5-4 miliardi di euro (da cui detrarre ovviamente i risparmi per i mancati pagamenti dei supplenti che verrebbero stabilizzati). Da qui la prudenza dei tecnici di via XX Settembre e la contestuale ipotesi di spalmare l’esborso totale su un arco almeno triennale. In questo caso, a settembre si proverebbe ad assumere a tempo indeterminato 70-80mila docenti, poi altri 10-15mila in ciascuno nei due anni successivi.

Il nodo sostegno

I desiderata del governo si scontrano con una difficoltà nella difficoltà: reperire docenti specializzati sul sostegno per riempire sia le scoperture d’organico storiche sia i 5mila nuovi ingressi previsti dalla manovra 2021 (che sul triennio diventano però 25mila). Se è vero che per l’immediato si può contare sui quasi 20mila reduci del V quinto ciclo di Tirocini formativi attivi (Tfa) già l’anno prossimo potrebbe esserci qualche difficoltà in più. Anche se gli atenei hanno confermato alla ministra dell’Università, Cristina Messa, di essere pronti a formarne 22mila, al momento il totale dei posti bandibili si ferma a 19mila visto il tetto di 40mila specializzandi autorizzato dal Mef per il triennio 2018-2020. All’Istruzione l’onere di chiederne 3mila in più e all’Economia il compito di rispondere.

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