Progettazione

Cantiere, nel team di progettisti entra in campo anche il medico

Primi casi in Italia di consulenti sanitari tra i professionisti. Obiettivo: tutelare la salute dei futuri abitanti

di Maria Chiara Voci

In Germania c’è un’associazione di tossicologia ambientale – si chiama DGuth – che si occupa di riconoscere ed eliminare dagli ambienti indoor tutti i possibili fattori di inquinamento, grazie al coinvolgimento, nelle fasi di progettazione e realizzazione di un edificio (comprese singole villette residenziali), di diversi professionisti, fra cui spiccano anche i medici ambientali. In Italia, a cercare di replicare l’esperienza, è l’associazione Sanambiens di Torino: un’idea pionieristica nel nostro Paese e che, tuttavia, in periodo di Covid diventa di estrema attualità.

In una villa in via di costruzione, a Reano, in provincia di Torino, gli architetti di Green Think, studio che segue le linee guida di Sanambiens, stanno lavorando per creare ambienti controllati, a partire dalle camere da letto, le zone più delicate della casa. Si lavora con la posa di intonaci in argilla, legni masselli trattati con olii, vernici a base di latte di calce: la filiera dei prodotti impiegati è interamente validata da Iquh (un laboratorio di analisi denominato che opera a livello europeo per verificare le reali componenti chimiche nei materiali da costruzioni). Stessa attenzione è stata posta in una casa nelle vicinanze, a Giaveno, da poco realizzata.

Si tratta di una pratica utile per le persone in salute così come – ed è questa la vera urgenza – per una fascia di popolazione più sensibile agli inquinanti. Soprattutto in un periodo di pandemia, è fondamentale evitare di aggiungere altri problemi a quello della diffusione del Covid-19. Se il coronavirus è per molti solo potenzialmente dannoso, ma è al contrario letale in molti altri casi, specialmente per pazienti particolarmente fragili (per età, problemi del sistema immunitario o per altre patologie), lo stesso vale per molti altri inquinanti e patogeni presenti in casa. Nella quasi totalità degli edifici in cui viviamo si sommano elementi (non solo virus e batteri, ma solventi, vernici, colle, formaldeide, muffe, pesticidi, disinfettanti, detersivi, polveri e fumi ecc) che, in caso di abitanti in salute, creano situazioni anche pensanti di “discomfort” e progressiva intossicazione. Ma che – per chi già presenta un problema di sensibilità chimica multipla (Mcs) – diventano cause anche di morte. Non si tratta di un fenomeno raro. Si stima che il 4-6% della popolazione abbia una sensibilità grave, mentre il 15-30% sia interessato in gradi diversi.

«Prima degli anni Novanta, il pericolo nella casa era rappresentato dagli incidenti mortali – spiega Maurizio Grandi, oncologo, immunuoematologo e direttore del Master di Epidemiologia dei sistemi complessi –. Con il tempo abbiamo compreso la vera complessità dello scenario. Dobbiamo prestare attenzione alla nostra reazione agli elementi che ci circondano». Per questo, anche quando si progetta un edificio, le competenze mediche entrano in ballo. Eppure, in Italia, non esiste ancora una vera e propria figura di medico ambientale in ambito edilizio e con attenzione agli edifici residenziali. L’unica iniziativa, agli albori, è rappresentata dalle attività portate avanti dall’Assimas, Associazione italiana medicina ambiente e salute. «Eliminare la presenza di sostanze tossiche nei luoghi indoor è una priorità – spiega Filippo Caggiano, architetto CasaClima e fra i fondatori di Sanambies –. Ma a complicare il risanamento interviene il fatto che, a volte, anche sostanze all’origine naturali, se raggiungono alte concentrazioni e soprattutto se reagiscono fra di loro, possono trasformarsi in componenti dannose». Cosa fare se si riscontra un problema e se, in più, l’abitante è affetto da Mcs? «Per prima cosa bisogna interrompere l’esposizione ai componenti tossici e procedere con le cure adeguate. Poi – prosegue Caggiano – meglio cambiare o rifare casa. Tenendo conto che esistono protocolli sviluppati dai nostri partner tedeschi di DGuth per la costruzione di abitazioni nella massima classe igienica».

Discorso ancora più delicato se dalle patologie del corpo si passa a quelle della psiche e se, in più, la casa deve essere progettata per fasce di età o popolazione specifiche: ad esempio per gli anziani. Pensiamo alle micro residenze per senior che si stanno sviluppando anche in Italia e alle Rsa. «Confrontarsi con un geriatra o uno psicogeriatra, così come con il personale sanitario che ha dimestichezza con le patologie legate all’invecchiamento diventa essenziale – spiega l’architetto Mauro Frate di MFarchitects –. Un caso pratico è rappresentato dall'influenza, benefica o al contrario dannosa, che può avere l’uso dei colori nei pazienti di Alzheimer».

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