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Caro-materiali, Autostrade scrive al Mims: «non remunerative» 180 voci del prezzario Anas 2022

Importi appena aggiornati già superati dal mercato: per la concessionaria impossibile definire correttamente i valori a base di gara e la fattibilità dei lavori

di Mauro Salerno

Ben 180 voci del nuovo prezzario Anas 2022, a dispetto dell'aggiornamento avvenuto poche settimane fa, sarebbero ancora largamente sottostimate rispetto ai valori di mercato e dunque «non remunerative» per le imprese in gara. A segnalare la questione al ministero delle Infrastrutture questa volta non è un'associazione di imprese colpite dal caro-materiali, ma Autostrade per l'Italia, nel suo duplice ruolo di concessionaria e stazione appaltante.

In una lettera inviata al Mims, la società dà atto che con l'ultimo aggiornamento l'elenco prezzi dell'Anas ha fatto registrare un aumento medio del 14%, «con percentuali di aumento particolarmente elevate sulle voci relative ai materiali ferrosi» (per le barriere di sicurezza per esempio si registrano aumenti del 47%). Ma non può evitare di segnalare che ben 180 voci di costo si registra ancora una«non remuneratività dei prezzi che incide in termini negativi sia sulla corretta definizione della base d'asta da pubblicare nelle procedure pubbliche, sia sulla corretta definizione di un ribasso medio da proporre in fase di gara da parte degli operatori economici, nonché sulla effettiva fattibilità in fase esecutiva delle attività richieste». Insomma, con prezzi così bassi le gare sono un terno al lotto e i cantieri una scommessa.

L'analisi di Autostrade sul nuovo prezzario Anas non si ferma qui. La società va più a fondo segnalando ai vertici del ministero di Porta Pia quali sono le voci già superate dalla corsa dei prezzi. Per le «opere d'arte» per esempio occorrerebbe «un incremento di un ulteriore 20% rispetto all'aumento già riconosciuto pari al 9%». Per «la categoria "cavi"» l'aumento dovrebbe essere addirittura del 30% rispetto al rialzo «già registrato nell'elenco prezzi Anas 2022 pari al 25%». Mentre per le pavimentazioni stradali servirebbe un nuovo ritocco al rialzo compreso tra il 10 e il 20 per cento. Di qui la richiesta di un intervento immediato per adeguare le voci di prezzo, con l'aggiunta della proposta di istituire un «osservatorio permanente per la gestione e il monitoraggio dei prezzi».

Nell'analisi inviata al Mims, Aspi segnala come finora le imprese abbiano tentato di far fronte all'impennata dei prezzi di materiali e trasporti agendo sui ribassi di gara che negli ultimi mesi sono sensibilmente ridotti rispetto alla media degli anni scorsi. Ma questo ovviamente non basta a garantire la realizzazione delle opere.

Per questo, Aspi chiede al ministero di agire in modi diversi a seconda dello stato di avanzamento delle gare in corso, proponendo quattro soluzioni. Per le gare attive, come gli accordi quadro pluriennali, la richiesta è quella di «individuare meccanismi che permettano di stabilizzare la revisione prezzi per tutta la durata del contratto». In questi casi, scrive la concessionaria «il predetto andamento anomalo dei prezzi, impone al momento dell'emissione dei singoli contratti attuativi, un eccessiva onerosità a carico dell'appaltatore che rischia di incidere sulla reale eseguibilità delle lavorazioni richieste». Anche per le gare bandite e con buste aperte (quelle gestite da Aspi sono 214 per un valore di 2,7 miliardi di euro) la proposta è quella di garantire compensazioni alle imprese. Mentre per le gare con buste ancora da aprire l'idea è addirittura quella di congelare la situazione e di far riformulare le offerte alle imprese sulla base di nuovi prezzari. Allo stesso modo andrebbero, infine, aggiornati i costi delle opere ancora allo stadio progettuale.

Aspi fa riferimento soltanto alle proprie procedure, ma forse si tratta di soluzioni che, vista la situazione, potrebbero essere estese anche alle altre stazioni appaltanti.

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