Caro materiali, Rebecchini (Acer): decreto insufficiente per le imprese
Il presidente dei costruttori romani: ora indicazioni immediate sui ristori e riconoscimento automatico dell'incremento
«Esprimiamo profonda insoddisfazione per i contenuti del decreto sul caro materiali, che nei termini approvati rappresentano una misura inadeguata per la salvaguardia del settore delle costruzioni». Così Nicolò Rebecchini, presidente dei costruttori romani dell'Acer, aderente all'Ance dopo la pubblicazione del decreto del Mims sugli scostamenti dei prezzi dei materiali, alla base del calcolo dei ristori alle imprese.
«Risulta evidente - prosegue Rebecchini - che, se l'intento era quello di aiutare le imprese, si è scelta la strada sbagliata. Il Governo non può ritenere di aver fatto tutto il possibile e nel frattempo, chiedere alle nostre imprese di essere la forza motrice per la realizzazione del Pnrr». Per il Presidente dei costruttori romani, «ad oggi, le imprese non riescono a sostenere i contratti già conclusi e non partecipano alle nuove gare, di conseguenza non potrà esserci nessuna ripresa e nessuna attuazione del Piano; si profilano danni irreparabili per le imprese, per l'occupazione, per lo Stato Italiano che non raggiunge gli obiettivi di ripartenza economica tanto decantati. Da un lato il provvedimento individua una lista carente di moltissimi dei materiali di uso comune nel settore delle costruzioni e dall'altro, quei pochi individuati, riportano percentuali ampiamente sottostimate, rispetto alla realtà del mercato».
«Riteniamo inoltre indispensabile che arrivino quanto prima le indicazioni sulle modalità per ottenere il ristoro dei maggiori costi sostenuti e che queste prevedano un riconoscimento automatico dell'incremento, sulla base delle rilevazioni del decreto. Ciò peraltro a prescindere dalla previsione di qualsiasi alea percentuale. Stando così le cose, auspichiamo con fiducia la risoluzione del problema da parte del Governo su un tema così critico per il settore delle costruzioni. Siamo noi, con i nostri lavoratori, a constatare giorno dopo giorno cosa significhi un aumento del 50 o del 60% dei materiali, per cui le nostre istanze meritano una considerazione più attenta, rispetto ad un decreto parziale, e che allo stato attuale dimostra di non conoscere le difficoltà quotidiane nella quali operiamo».