Caro-materiali, si allarga il fronte delle imprese «ribelli»: a rischio accordi quadro Anas per 968 milioni
Salgono a 47 gli aggiudicatari che chiedono di rivedere i prezzi di gara: richiesto un tavolo tecnico entro l'11 marzo alla Spa della strade
Si allarga il fronte delle imprese scese in campo contro i prezzi bloccati dagli accordi quadro dell'Anas. La lettera inviata a febbraio da 38 aggiudicatari delle gare promosse dall'ex ente strade, con la richiesta di aprire un tavolo di confronto per la revisione dei prezzi, è rimasta senza risposta. Ma la tensione sui cantieri nel frattempo non si è allentata. Anzi. Il numero delle imprese coinvolte nella protesta è cresciuto: altri nove aziende si sono aggiunte in corsa portando a 968 milioni il valore degli accordi quadro contestati e dunque a rischio blocco. In ballo c'è anche il destino dei 2.953 lavoratori.
Con una nuova lettera, ora firmata da 47 imprese e indirizzata al premier Draghi e al ministro Giovannini oltre che ai vertici dell'Anas, gli aggiudicatari di vari accordi quadro in tutta Italia, chiedono alla Spa delle strade di aprire un confronto al massimo entro domani, venerdì 11 marzo, «visto il giornaliero peggioramento della situazione».
Nella lettera di sollecito all'Anas, viene ricordato che anche l'Anac ha segnalato al governo l'urgenza di intervenire con una formula di compensazione degli extra costi a carico delle imprese per il caro-materiali. Al centro delle richieste c'è l'eliminazione della clausola dei documenti di gara che impedisce di riconoscere aumenti di prezzo ai contratti in corso e l'applicazione della clausola di revisione prezzi prevista dal decreto Sostegni-ter (Dl 4/2022) o dei listini aggiornati quest'anno anche ai «lavori derivanti da accordi quadro stipulati negli anni precedenti con contratti applicativi già in essere o ancora da sottoscrivere, per lavori in corso o in prossima esecuzione». Inoltre le imprese chiedono «l'individuazione di un contributo per l'emergenza energetica che sta piegando ogni comparto produttivo».