Fisco e contabilità

Casa, nella delega fiscale ultima mediazione sul patrimonio

Si studia l’addio ai riferimenti al «valore di mercato» e criteri ancorati solo alle rendite

immagine non disponibile

di Gianni Trovati

Gli ultimi lavori di lima alla ricerca della mediazione finale sulla riforma del Fisco si concentrano sul «valore patrimoniale» degli immobili. Un concetto che insieme al riferimento ai «valori di mercato» aveva acceso l’opposizione del centro-destra. Il testo al centro dell’ennesima ricostruzione è ora al Mef, in attesa del confronto con Palazzo Chigi per la proposta da condividere anche con il centrosinistra prima della ripresa dei voti.

A complicare il percorso è intervenuta anche la positività (asintomatica) al Covid del presidente del Consiglio. Ma al di là di questa incognita organizzativa il percorso è chiaro: e punta a un nuovo testo pre-condiviso da tutte le parti della maggioranza per tradurre in pratica la schiarita politica arrivata la settimana scorsa nel vertice fra Draghi e i leader del centrodestra. Senza però scontentare l’ala sinistra della maggioranza che aveva accusato i leghisti di mettere in piedi una sorta di «trattativa privata» per superare la loro opposizione alla riforma.

Equilibri politici a parte, nel merito le questioni si concentrano sulle sorti dei «valori» ufficiali degli immobili da aggiornare con la riforma. Il testo originario, anche dopo le prime riformulazioni al ministero dell’Economia, prevede un’opera di revisione che per ogni unità immobiliare affianchi alle rendite attuali «il relativo valore patrimoniale e una rendita attualizzata in base, ove possibile, ai valori normali espressi dal mercato».

Due sono i passaggi al centro dell’ultimo maquillage. Che potrebbe far sparire il riferimento al «relativo valore patrimoniale», che ha fatto ipotizzare ai critici un passaggio dal Catasto reddituale di oggi a uno appunto «patrimoniale», e l’indicazione diretta dei «valori di mercato». Nella nuova veste la riforma potrebbe limitarsi ad attribuire una rendita aggiornata, in base a parametri che perderebbero l’aggancio esplicito ai valori di mercato senza in ogni caso mettere in discussione l’obiettivo dell’intervento: che si riassume nell’«operazione trasparenza» priva di effetti fiscali diretti e chiamata secondo Palazzo Chigi a far emergere le distanze che separano le imposte attuali dai valori effettivi che vanno a tassare.

Nel testo ri-riformulato potrebbe poi entrare la clausola che collega l’extragettito degli edifici ex-fantasma alla «riduzione dell’imposizione sugli immobili».

La stessa opera di revisione del testo per ammorbidirne la forma senza travolgerne la sostanza riguarda l’articolo che prospetta il passaggio del fisco italiano verso un «sistema duale», che per ora non sarebbe però accompagnato dall’indicazione del numero di aliquote da affiancare all’Irpef progressiva. Nella speranza di ricomporre davvero la maggioranza intorno a un testo impantanato ormai da troppe settimane nel gioco delle accuse incrociate.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©