Fisco e contabilità

Castelli (Mef): per Roma fondo a misura di capitale

Valutare l’opportunità di un regime speciale che collochi la città al di fuori del fondo di solidarietà comunale

di Gianni Trovati

La Capitale «appare una realtà del tutto diversa dal resto dei Comuni italiani, sia in termini dimensionali sia dal punto di vista delle funzioni da svolgere». Di conseguenza bisogna valutare l’opportunità «di un regime speciale che collochi la città al di fuori del fondo di solidarietà comunale riordinando complessivamente i trasferimenti esistenti». Con queste parole, pronunciate ieri mattina alla Bicamerale per il federalismo fiscale, la viceministra all’Economia Laura Castelli rilancia il capitolo finanziario nel cantiere della costruzione delle regole per Roma Capitale.

Il tema ovviamente si scalda con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative dell’autunno. E fin qui ha animato il dibattito soprattutto sul terreno statutario e delle funzioni. Ma a determinare il risultato dell’operazione saranno i soldi di cui parla la viceministra all’Economia, che ha la delega alla finanza locale. Soldi che in quest’ottica dovrebbero essere definiti da un confronto bilaterale fra Campidoglio e governo per definire funzioni, fabbisogni e quindi finanziamenti.

Nella complessa dinamica del fondo di solidarietà, che con la perequazione orizzontale chiede soldi ai Comuni «ricchi» sul piano fiscale per girarli a quelli «poveri», Roma è stata contributore netto. Ma ora, con l’abbandono progressivo del criterio della spesa storica, il saldo dovrebbe avvicinarsi allo zero. L’occasione giusta per ridefinire il quadro. E per smettere di fingere che a Roma valgano le stesse regole degli altri Comuni.

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