Fisco e contabilità

Certificazione Covid, enti alla prova delle rettifiche della Ragioneria

Ora occorre attendere la lettera che RgS si appresta a inviare agli enti interessati

di Alessandro Festa ed Elena Masini

La diffusione delle assegnazioni 2021 del saldo del Fondo funzioni fondamentali e ancora di più la scoperta che le risultanze delle certificazioni Covid che con tanto sacrificio gli enti locali hanno redatto e trasmesso alla RgS sono state modificate «d'ufficio» perché ritenute non attendibili sta mandando in tilt i servizi finanziari, già alle prese con una complicata salvaguardia degli equilibri. Lo sconcerto è acuito dal fatto che le rettifiche operate seguono logiche non del tutto chiare, nonostante le note tecniche diramate sia dal Mef che da Ifel. Gli aspetti più controversi riguardano:

a) Fondo crediti dubbia esigibilità : le indicazioni fornite dalla RgS agli enti ammettevano la possibilità di non indicare alcun risparmio relativo al Fcde, se l'ente nel corso del 2020 non aveva ridotto l'accantonamento. Ora invece viene obbligatoriamente indicato un risparmio (pari all'importo minimo tra il 10% del Fondo funzioni fondamentali – al netto della quota Tari - o il 10% del Fcde allocato nel bilancio di previsione 2020), anche se, per ipotesi, tale stanziamento non ha subito variazioni rispetto all'anno precedente;

b) Risparmi di spesa: analogamente vengono imputati risparmi di spesa non certificati dagli enti, solamente sulla base di un dato statistico che non tiene conto delle realtà territoriali e delle peculiarità dei singoli bilanci;

c) Rettifica entrate: sono state modificate le variazioni delle entrate, con effetti positivi sul saldo a favore degli enti, ed anche laddove i dati dei gettiti sono stati forniti dalla stessa RgS (ad esempio con riguardo all'Imu).

Il tutto, ovviamente, ha effetti sui saldi della certificazione del 2020, che nella maggior parte dei casi conducono ad avanzi più elevati. Analizzando i dati, si scopre che, in caso di saldo positivo (ovvero di un surplus di entrate rispetto alle maggiori spese Covid al netto dei risparmi), nell'avanzo da Fondo funzioni fondamentali 2020 calcolato da RgS vengono fatte confluire anche le maggiori risorse libere conseguite dagli enti nel 2020 rispetto al 2019, arrivando così al paradosso di vincolare quelle che giuridicamente sono a tutti gli effetti entrate libere. Entrate che gli enti potrebbero avere anche già legittimamente speso.

Molti enti si stanno interrogando sulla opportunità o meno di rettificare i dati, recependo gli adeguamenti indicati dalla Ragioneria, anche se le modifiche indicate spesso non hanno riscontro nei dati di bilancio dell'ente, ma derivano da un approccio esclusivamente statistico, basato su stime, medie e percentili. Cosa fare e come muoversi ora sono gli interrogativi che attendono risposta.

Innanzitutto, bisognerà capire se le rettifiche manterranno una mera rilevanza ai fini del riparto del saldo dei 1.150 milioni del fondone, oppure se assumeranno anche una valenza giuridica, arrivando così ad imporre agli enti di rideterminare gli avanzi. Per questo, occorrerà attendere sicuramente la lettera che RgS si appresta a inviare agli enti interessati, per capire se conterrà un invito al "ravvedimento" della certificazione oppure se avrà solamente fini informativi e sollecitatori, ma senza prescrizioni particolari.

Del resto, il termine per la rettifica della certificazione scade il prossimo 31 luglio e in assenza di modifiche normative, dopo tale data non sarà più possibile modificare i dati trasmessi. In attesa di capire gli sviluppi di tale intricata situazione, non appare opportuno affrettarsi a modificare il risultato di amministrazione per adeguarsi ai dati della RgS, anche perché spesso non sono note le singole voci delle entrate e delle spese oggetto di modifica. Per questo ci sarà tempo anche oltre il 31 di luglio, così che si possa sfruttare la norma appena inserita nel Dl Semplificazioni che consente ai responsabili finanziari di modificare il prospetto dell'avanzo senza riattivare l'iter consigliare di approvazione del rendiconto. Caso diverso per gli enti che, alla luce di tali modifiche, dovessero evidenziare un (maggior) disavanzo di amministrazione. In tali situazioni il fattore tempo potrebbe essere importante per individuare le azioni necessarie a ripianare il disavanzo.

A prescindere dagli esiti, resta di certo l'amarezza nel constatare come l'autonomia degli enti ed il potere certificativo – attribuito per legge – siano stati posti in secondo piano e sostituiti da una compilazione quasi "d'ufficio" dei dati. Il tutto, a tempo ampiamente scaduto e con la prospettiva di un 2021 che diventa ancora più difficile da gestire.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©