Personale

Circolare assunzioni firmata dai ministri, ma i problemi restano aperti

di Tiziano Grandelli e Mirco Zamberlan

Dopo un periodo di silenzio assoluto, rispunta la circolare della Funzione pubblica sulle assunzioni nei Comuni. Attualmente si trova presso l'Ufficio Bilancio di Palazzo Chigi e sta, quindi, terminando il suo iter. La versione riporta già la bollinatura e la firma congiunta dei tre ministeri interessati: quello per la pubblica amministrazione, quello dell'economia e delle finanze e, infine, quello dell'interno. A questo punto manca solo la numerazione e la pubblicazione.

Il testo ricalca la bozza circolata qualche tempo fa (si veda Il Quotidiano degli enti locali e della Pa del 1° giugno): oltre a piccoli aggiustamenti in ordine ai riferimenti normativi (Dl 34/2019 e Dm 17 marzo 2020), nella sostanza il resto rimane invariato. Unica eccezione è rappresentata dalla cancellazione del periodo, previsto nella vecchia versione, nel quale si consentiva, ai Comuni più virtuosi che si collocano al di sotto del primo valore soglia, di non «approvare una nuova deliberazione dei piani assunzionali, essendo sufficiente la certificazione di compatibilità dei piani già approvati con la nuova disciplina». L'eliminazione comporta, necessariamente, una nuova rivalutazione del piano triennale del fabbisogno di personale da parte della giunta comunale, anche nel caso in cui la stessa debba solo accertare la congruenza dello stesso con le disposizioni attuative dell'articolo 33, comma 2, del Dl 34/2019.

Come detto, la circolare non risulta variata in maniera significativa rispetto al testo originario. Restano, pertanto, sul tappeto i problemi e le critiche avanzate sia dalla Corte dei conti che dalle singole amministrazioni comunali.

La Corte dei conti (Lombardia, delibera n. 74/2020 sul Quotidiano degli enti locali e della Pa del 3 giugno) ha ritenuto inapplicabili le vecchie disposizioni sulle assunzioni nel momento in cui c'è solo la programmazione e non si è dato corso alla procedura di reclutamento.

I Comuni hanno disapprovato la bozza di circolare su più fronti. Un primo aspetto riguarda la definizione di spesa di personale, in quanto, in sostanza, viene introdotta una nuova definizione, diversa da quella storica prevista dai commi 557 e 562 dell'articolo 1 della legge 296/2006, creando ulteriore confusione.

Ma l'aspetto più rilevante riguarda la collocazione di parecchi Comuni nella fascia ricompresa fra i due valori-soglia, con sostanziale impossibilità di procedere a incrementare la spesa di personale, contrariamente alle promesse a suo tempo ottenute. Per questi enti, infatti, la disciplina prevede il divieto di incremento del rapporto fra spesa di personale ed entrate correnti, come risultanti nell'ultimo rendiconto approvato. La spesa di personale, per sua natura, aumenta per effetto degli oneri a regime delle assunzioni effettuate durante l'anno precedente e per effetto dei rinnovi contrattuali. A questo, nel 2020, con tutta probabilità, si registrerà una contrazione delle entrate quale conseguenza dell'emergenza Covid-19. Il tutto comporta un incremento del suddetto rapporto, che va riassorbito, mediante l'inevitabile contrazione della spesa, che si traduce in un sostanziale blocco delle assunzioni. Non è stata, quindi, colta l'occasione per riscontri positivi ai Comuni, già in grande sofferenza.

Il testo definitivo della circolare della Funzione pubblica

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